Memorial Villoresi

Testata:  Il Cittadino.

Nella giornata di [domani] Cadilana ospiterà il suo famoso evento annuale: la “Mostra di auto sportive” giunta alla decima edizione e dedicata alla memoria di Gigi Villoresi. L’iniziativa si deve all’Oratorio San Luigi con la collaborazione del “Club Clay Regazzoni”, sodalizio fortemente impegnato nella raccolta di fondi da riversare alla ricerca sulla paraplegia. Il programma della intensissima giornata, fatta apposta per gli appassionati delle vetture: alle ore 10.30 celebrazione nella chiesa parrocchiale in suffragio di Eugenio Castellotti nel 49° anniversario della scomparsa, di Michele Alboreto e Gabriele Rumi nel quintto anniversario della loro dipartita. Alle 13.30 l’arrivo delle vetture sportive e il loro allineamento in parco chiuso per consentire la visita agli avventori; alle ore 14 inizierà la pratica del giro emozionante su vetture di grido da parte dei visitatori (con offerta che verrà dedicata appunto al fondo per la paraplegia). Infine, alle ore 18 la premiazione e la chiusura della anifestazione. L’annuncio ufficiale dei promotori dice testualmente che “il ricavato della giornata sarà devoluto alla ricerca sulla frattura della colonna vertebrale”, appunto alla paraplegia.

 

 

Rombano le Ferrari: così piovono i fondi per la paraplegia

Testata:  Il Cittadino.

Bussa alle porte il celebre raduno di auto sportive organizzato dall’Oratorio San Luigi di Cadilana in collaborazione con il Club Clay Regazzoni. Matura la decima edizione e si svolgerà nella giornata di domani, domenica 30 aprile, con dedica speciale a Gigi Villoresi. Lo scopo è chiaro: divulgare la passione per le vetture sportive, peraltro sempre con grande discernimento, e raccogliere fondi da destinare alla ricerca sulla paraplegia, come del resto suggerisce la presenza del “Regazzoni”. Il tuttofare dell’evento è il parroco don Gigi Avanti, anche nella sua qualità di vice presidente del club che ricorda il famoso pilota ticinese costretto a vivere su una carrozzella dopo un pauroso incidente automobilistico. Sarà presente, come sempre, anche il leader del “Regazzoni”, vale a dire Giacomo Tansini. Nelle nove precedenti edizioni la mostra ha sempre riscosso tantissima simpatia proprio in virtù delle sue motivazioni ispiratrici. Esplicito don Avanti: «Confermo in pieno che l’intero ricavato della giornata sarà devoluto alla ricerca sulla frattura della colonna vertebrale», appunto la paraplegia. Il programma è interessante: alle 10,30 don Avanti celebrerà nella sua chiesa parrocchiale il solenne rito religioso in memoria di Eugenio Castellotti, nel 49esimo anniversario della scomparsa, ma anche in ricordo di altre due figure importanti del motorismo, vale a dire il pilota Michele Alboreto ed il progettista Gabriele Rumi. Alle 13,30 è previsto l’arrivo delle vetture sportive, da allineare nel parco dell’oratorio parrocchiale ed alle ore 14 ecco la possibilità molto attesa da tantissimi appassionati: quella di un giro su una vettura sportiva (non dimentichiamo che buona parte delle auto sarà targata Ferrari). La chiusura della manifestazione avverrà alle ore 18 con le premiazioni. (A. L.)

 

 

Il raduno di bolidi sportivi benedetto da don Avanti

Testata:  Il Giorno.

AUTOMOBILISMO. L’evento a Corte Palasio.

CORTE PALASIO – Da settimane si lavora, alla frazione Cadilana, per mettere a punto il grande raduno di auto sportive in calendario domenica situata a metà strada tra Lodi e Crema lungo la strada statale Pavia-Orzinuovi. Ad organizzare l’evento è anche il parroco della borgata, don Gigi Avanti, notissimo per la sua grande passione per i motori, addirittura considerato il prete dei piloti avendo frequentazioni con i più famosi guidatori di vetture sportive. Don Gigi è anche il vicepresidente del Club Clay Regazzoni di Paullo, lo stesso che divulga il tifo per la Formula 1 e per l’automobilismo in generale predicando però la solidarietà (raccoglie fondi per combattere la paraplegia). «Non trovo nulla di criticabile – dichiara il religioso – se accanto alla missione della pastorale divulgo l’amore per le quattro ruote: molti giovani si dedicano a questa passione e lo fanno in maniera sana e genuina, se poi la uniamo alla solidarietà ritengo che essa rappresenti uno strumento per diffondere il vangelo». Potendo contare sull’amicizia di molti piloti di fama, don Avanti li inviterà al raduno di Cadilana, organizzato sotto l’egida del locale oratorio San Luigi. «Voglio ricordare che si tratta della decima edizione e che sarà dedicata alla memoria di un indimenticabile campione: Gigi Villoresì. Ho avuto al fortuna di conoscerlo personalmente, specie negli ultimi anni della sua vita quando era costretto in carrozzella». Particolare curioso: è prevista la presenza di bolidi da strada della Ferrari ed i visitatori potranno togliersi lo sfizio di un giro sulle «rosse» versando un obolo da devolvere alla ricerca sulla paraplegia. Il programma della giornata prevede alle 10,30 il rito religioso nella chiesa parrocchiale di Cadilana, officiato da don Avanti e dedicato al ricordo di Eugenio Castellotti nel 49° anniversario della scomparsa, di Michele Alboreto a cinque anni dalla morte e di Gabriele Rumi, noto costruttore scomparso di recente. Alle 13,30 l’arrivo delle vetture sportive e mostra nel parco dell’oratorio, alle 14 la possibilità di un giro su una vettura sportiva, alle ore 18 la chiusura. (L.A.)

 

 

Einaudi, una giornata coi motori accesi

Testata:  Il Cittadino.

I giovani della scuola di Lodi in viaggio nel mondo dell’automobilismo insieme agli esperti del club Clay Regazzoni

Una gita didattica per conoscere tutti i segreti del motorismo che conta. L’iniziativa stata organizzata dall’istituto Einaudi di Lodi, guidato dalla dirigente scolastica Virginia Vitale, con la preziosa collaborazione del celebre club Clay Regazzoni. La missione sportiva ha visto la partecipazione di una quarantina di studenti accompagnati dai docenti don Gigi Avanti (che è anche vice presidente del “Regazzoni”, oltre che parroco di Cadilana), Anna Bettoli, Antonia Zanaboni e Giuseppe Chiappori. Per il club Clay Regazzoni c’erano anche il presidente Giacomo Tansini, inimitabile conoscitore del mondo dell’automobilismo agonistico, ed il consigliere Luciano Codazzi. La prima parte della trasferta scolastica è stata dedicata al reparto corse della Maserati a Modena. Il pilota del “team” del tridente, Bartolini, ha fatto da cicerone illustrando agli studenti dell’istituto superiore professionale per il commercio tutti i segreti della MC 12, la vettura del momento con la quale egli ha spuntato risultati agonistici di grande rilievo internazionale. Già tecnico della Ferrari, quindi collaudatore alla Maserati, Bartolini è difatti il pilota ufficiale della scuderia e nell’anno 2005 ha ottenuto il secondo posto nella classifica finale del campionato di categoria. Salutata la Maserati, ecco la comitiva degli studenti dirigersi alla galleria della Ferrari di Maranello con l’ingegner Pagliarini, tra l’altro il “papà” del motore della MC 12 della Maserati. Anche qui una visita molto intensa ed interessante, condita da domande ed approfondimenti sul mondo dell’automobilismo da parte dei giovani alunni lodigiani. Una trasferta più che interessante questa, intesa, dunque, ad approfondire la conoscenza delle quattro ruote che contano. Indubbiamente una esperienza didattica di notevole spessore, vissuta dagli studenti con una intensità davvero speciale e profonda. Sicuramente non capita tutti i giorni di fare una gita scolastica nel mondo dell’automobilismo di alto livello. Preziosa si è dimostrata, inoltre, la collaborazione dei responsabili del club sportivo Clay Regazzoni, sempre disponibili a sostenere simili iniziative a scopo didattico e rivolte ai più giovani. (Antonio Leccardi).

 

 

F1: a Lugano l`addio a Clay Regazzoni

Testata: datasport.it.

(AGM-DS) – Milano, 21 dicembre – Numerose glorie della Formula Uno e tanta gente comune hanno reso omaggio oggi a Lugano allo svizzero Clay Regazzoni. C’erano Jackie Stewart, Emerson Fittipaldi, Niki Lauda e tanti altri che hanno corso con il pilota morto venerdi` all`eta` di 67 anni, in un incidente stradale la cui dinamica e` ancora avvolta in un velo di mistero. Regazzoni ha ricevuto l`estremo saluto nella sua Lugano, davanti a un migliaio di persone commosse e memori delle sue imprese sulle piste di tutto il mondo. La citta` natale potrebbe a breve rendergli onore dedicandogli una via, una piazza o un giardino pubblico. Nato nel 1939, Regazzoni ha disputato 132 Gran Premi in Formula Uno, vincendone cinque (il primo in Italia, a Monza nel 1971) e conquistando altrettante pole position. Non solo corse a ruote scoperte nella sua lunga carriera, che dal 1980 lo vedeva in carrozzina dopo il terribile incidente occorsogli nel GP degli Stati Uniti, a Long Beach. Regazzoni perse l`uso delle gambe, ma continuo` a dedicarsi alla sua passione, le corse d`auto, partecipando tra l`altro a un`edizione della Parigi-Dakar. Inoltre, insieme all`attuale commissario straordinario della Federcalcio Luca Pancalli, Clay – Gian-Claudio Giuseppe all`anagrafe – si era dedicato all`inserimento dei disabili nella vita e nello sport attraverso la Federazione italiana sportiva patenti speciali e attraverso il club `Clay Regazzoni Onlus` – Aiutiamo La Paraplegia. La sua autobiografia, `E` questione di cuore`, ha vinto il Premio letterario del Coni e il Premio Bancarella. La sua vita e` stata fermata da un secondo incidente, questa volta in autostrada, questa volta contro un camion. (P. Castoldi)

 

 

 

 

 

Clay Regazzoni

Testata:  L’Orologio.

Diverse visioni del tempo

La vita riserva momenti belli ed altri brutti, spesso difficili da superare. Ma ogni attimo va vissuto nel migliore dei modi perché così possiamo vincere ogni sfida che la vita stessa ci propone”. “Rispettato e temuto dagli avversari, il suo temperamento di gara era tra i più audaci.”. Così Enzo Ferrari ha descritto Clay Regazzoni, grande campione di Formula Uno, nel suo libro “Piloti, che gente”. Svizzero di nascita, Regazzoni è molto amato nel nostro Paese visto che i suoi successi più importanti li ha ottenuti con l’italiana Ferrari, dopo aver esordito in Formula Uno, nel 1970, al Gran Premio d’Italia a Monza, al volante della Rossa di Maranello, ottenendo una grandissima vittoria. Passato in seguito alla Williams e alla Ensign, nel 1980 un grave incidente sul circuito di Long Beach ha messo fine alla sua carriera in Formula Uno. Da allora però, nonostante la sedia a rotelle, non ha mai abbandonato il mondo dell’automobilismo, continuando a gareggiare e battendosi a favore dei paraplegici. È anche autore di due libri, “È questione di cuore” (vincitore del Premio letterario del Coni e del Premio Bancarella) e “E la corsa continua”. di Simonetta Suzzi Che significato dà al tempo un grande campione di Formula Uno come lei? Il tempo è prezioso. Per me non è mai sufficiente, passa troppo velocemente. Quando avevo vent’anni c’era più tempo per fare mille cose, invece adesso non riesco a fare tutto a causa dei tanti impegni: faccio il pilota per diletto – non è un’attività – ma sono preso da innumerevoli sollecitazioni e ci metto più tempo a fare le cose rispetto a prima. Penso che il tempo che “sprechiamo” di notte andrebbe recuperato. Chi è capace di dormire un’ora soltanto in pratica è come se vivesse due volte. Nelle gare anche un centesimo di secondo ha un’importanza fondamentale. Una corsa è una continua lotta contro il tempo? Più che contro il tempo, è una lotta continua contro gli avversari. È la loro pressione che dà il tempo e il ritmo alla gara. Il tempo è già stabilito: bisogna partire e arrivare il prima possibile. Questo accade nello sport, invece nella vita noi lottiamo più che con il tempo in sé, contro la burocrazia dei Paesi poco civili – e l’Italia è uno di questi – dove si perde un’infinità di tempo a causa delle farragini burocratiche che creano tantissime difficoltà per superare ostacoli e barriere. Quarant’anni fa si viveva meglio; io poi sono Svizzero e lì le regole sono molto più semplici. Il resto sono solo complicazioni. Nella mia condizione di “disabile”, inoltre, questa situazione è ancora più accentuata. Quali sono le sensazioni che si provano a bordo di un bolide in corsa? Sensazioni particolarmente forti si provano soprattutto all’inizio della carriera, quando si sale su una monoposto da competizione, su una macchina che può viaggiare a 400 chilometri all’ora. Poi negli anni diventa un mestiere e quindi anche le emozioni diminuiscono. Oggi poi le vetture moderne sono talmente piene di tecnologia che non si avvertono più queste sensazioni: i piloti ad esempio non sanno quando vanno forte o quando vanno piano, perché la tecnologia annulla tutte le percezioni. Penso che solo ai “massimi livelli, come ad esempio per chi va nello spazio, si possano provare emozioni molto forti. Io, guidando le macchine moderne, di emozioni non ne provo più. Quando invece salto sulla mia Ferrari del 1968 le avverto ancora, perché per ogni cosa devo far lavorare il mio cervello. I piloti attuali non hanno sensazioni da raccontare; negli anni ’70, invece, quando ho iniziato, l’emozione era grande perché c’erano tante cose da fare sulla macchina: innanzitutto la sicurezza; qualsiasi cosa succedesse, un incidente o una rottura, era molto pericoloso, quindi c’era più rispetto del circuito e del tracciato, si esaltavano le differenze e i valori erano più elevati. Oggi dire chi è il numero uno e chi è l’ultimo è molto difficile, perché la tecnologia ha appiattito tutto e solo chi ha il mezzo migliore vince e emerge. L’importanza del fattore umano, se ai tempi di Nuvolari era l’80%, oggi è meno del 20. Nel 1970, anno del suo esordio in Formula Uno al volante della Ferrari, ha ottenuto una clamorosa vittoria nel Gran Premio d’Italia a Monza. Cosa ricorda di quel momento? È stata un’emozione particolare e importante. Io sono nato a Lugano, che si trova a settanta chilometri da Monza, quindi ero praticamente a casa mia. La Ferrari era da dieci anni che non vinceva a Monza e io ero al quarto/quinto Gran Premio: ero un debuttante, malgrado avessi già trent’anni. È stata una vittoria stupenda con l’invasione della pista, l’abbraccio della gente… Sono cose indimenticabili e purtroppo, come dicevo prima, oggi i piloti non le provano più, perché ormai non sono più a contatto diretto con il pubblico. Fanno persino fatica ad andare sul podio a ritirare i trofei, tanto che hanno dovuto imporre delle regole perché appena finivano scappavano a casa. Sono cose stupende che ti creano sensazioni magnifiche. Adesso poi nello sport c’è troppa pressione mediatica e molti lo seguono un po’ per questo motivo più che per vera passione e conoscenza. Quindi è molto cambiato nel tempo il mondo della Formula Uno? Tantissimo. Io mi ricordo quando ero ragazzino, quando andavo a Monza a vedere il Gran Premio o le altre gare, si poteva circolare in mezzo ai meccanici, si vedevano lavorare i piloti e si era più a contatto con le vetture. Nel mio album fotografico di quegli anni ho una foto seduto sulla ruota di una Ferrari, nel 1961, con un giovane ingegnere della Casa e con l’allora campione del mondo alle mie spalle. Sono cose improponibili oggi. Purtroppo questo allontana un po’ la gente. È diventato sport troppo mediatico e poi trasmesso male, perché per comunicare certe cose ci vogliono persone di esperienza e di fede sportiva: se un cronista non ha la patente, non sa come si guida una macchina o non ha mai visto una corsa da vicino, non può trasmettere le emozioni al pubblico. Mi dispiace che parlo solo in negativo, perché io sono una persona positiva nella vita, ma questo è quello che propone oggi il mondo. Mi capita spesso di parlare con i giovani e li trovo confusi e indottrinati da quello che vedono in televisione e da quello che leggono sui giornali, che all’80% non rispettano la verità. Lei è sicuramente un esempio positivo: ha saputo affrontare il suo incidente e ha messo la sua esperienza al servizio dei disabili, fondando ad esempio il Club “Clay Regazzoni Onlus” – Aiutiamo la Paraplegia. Come è nata l’idea? Il Club è nato perché volevo promuovere delle iniziative benefiche. Faccio parte di due grosse associazioni mondiali per la ricerca, il mese scorso ho partecipato a Telethon. Però non riesco a capire tutti questi soldi che vengono raccolti in realtà dove vadano a finire, perché effettivamente non ci viene mai spiegato l’utilizzo preciso che ne fanno. Ho visto delle cose vergognose (ma poi gli scandali che ci sono li conosciamo tuttiâ€?). Perciò ho pensato di fondare questa associazione. Non abbiamo dei grossi capitali e non riusciamo a raccogliere miliardi, ma i fondi che otteniamo li devolviamo tutti alla ricerca. Questa associazione è nata più che altro come una cosa tra amici. Ci ritroviamo una volta all’anno e cerchiamo di aiutare un po’ tutti. Inizialmente l’associazione era sorta a favore del centro di Uroparaplegia dell’Ospedale di Magenta, diretto allora dal Prof. Zanollo, un urologo che cercava di alleviare i problemi dei disabili, ma che non aveva fondi sufficienti per le attrezzature. Poi la cosa si è sviluppata e il centro si è spostato al Niguarda di Milano: con quei pochi soldi che abbiamo inviato siamo riusciti a realizzare un’unità spinale con sufficienti macchinari. Io mi confronto con la realtà e mi chiedo sempre dove vadano a finire tutti quei miliardi che si raccolgono per beneficenza. Proprio un mese fa ho letto su un giornale che l’Italia è l’ultimo Paese al mondo in fatto di donazioni. Ma come è possibile, se ogni giorno sentiamo di tantissime iniziative benefiche, di tutte le varie “Partite del cuore” e via dicendo? Allora mi vengono dei forti dubbi, perché manca la trasparenza e alla ricerca alla fine forse arrivano solo le briciole. La nascita del Team Clay Regazzoni, composto da piloti disabili e normodotati, è un tentativo di superare le penalizzazioni che subiscono i portatori di handicap. Quali sono al riguardo i problemi attuali in Italia? Più che il Team, è la F.I.S.A.P.S. (Federazione Italiana Sportiva Automobilismo Patenti Speciali, che promuove l’attività automobilistica e kartistica tra i disabili, n.d.r.), che si è occupata di questo. Io sono nato al confine con l’Italia, sono cresciuto in Svizzera. Anche dopo il mio incidente, nel 1980, guido ancora con la patente che ho preso a diciotto anni. Problemi non ne ho incontrati: sono tornato a gareggiare, grazie alle regole della Federazione Mondiale sull’attività sportiva dei disabili e a un’azienda di Roma, la Guidosimplex, che ha modificato la mia Ferrari adattandola nei comandi. Poi ho scoperto la situazione italiana, che era molto diversa: i disabili avevano la patente limitata e la loro auto veniva registrata sulla patente stessa, limitando la guida solo al disabile ed escludendo anche il resto della famiglia, che quindi doveva avere almeno due macchine. L’attività sportiva poi era preclusa: una cosa assurda! L’automobile si guida con il cervello, prima ancora che con le mani e con i piedi. Sono andato in prima persona al Ministero dei Trasporti: sembravo un extraterrestre per come mi guardavano. Poi è nata questa Federazione a favore dei disabili, e in pochi anni abbiamo liberalizzato tutto. Siamo riusciti a far capire alla gente che le macchine si guidano con la testa. In seguito è nata la scuola con i corsi di pilotaggio e vengono organizzate gare nazionali e internazionali. Certo, qualche difficoltà si incontra ancora, ma le incontro io stesso, ad esempio, quando viaggio sugli aerei: addirittura l’Alitalia, fino a qualche tempo fa, non prendeva a bordo i disabili per i voli superiori a tre ore (è successo anche a me cinque anni fa!). Però ora molte barriere sono state abbattute e l’attività sportiva dei disabili adesso finalmente è legalizzata. Ma la barriera più grande è nel pensiero, nella cultura della gente. E se non si supera quella! Come è nata la sua passione per le corse? Direi che era innata. Mio padre gestiva una carrozzeria a Mendrisio e io a tredici anni guidavo già la macchina. Avevo come una predisposizione. Da ragazzo, con gli amici, andavamo a correre con la stessa macchina che usavamo per andare al lavoro. Allo sport però sono arrivato tardi, perché in Svizzera le gare automobilistiche sono proibite dopo l’incidente di Le Mans nel ’54. Dopo aver preso la patente, a ventun’anni circa, ho iniziato a gareggiare, sono stato contattato per provare varie macchine finché un giorno mi ha chiamato la Ferrari. La passione è rimasta, come dimostrano anche le competizioni con auto storiche. Sì, sicuramente. L’auto per me è il mezzo che mi dà più libertà, perché riesco a sentirmi indipendente. In macchina non mi stanco mai, riesco anche a fare tranquillamente 2.000 chilometri al giorno…

 

 

Romba il cuore del Clay

Testata:  Il Nuovo Torrazzo.

CASTELLEONE/ Il club intitolato al pilota Regazzoni ha chiuso la 12° stagione pro paraplegia

Oltre 400 ospiti, 50.500 euro donati alla ricerca e un parterre di tutto rispetto, nonostante la neve caduta abbondantemente nell’arco della giornata abbia bloccato l’atteso arrivo di Gian Carlo Minardi. Questo in sintesi il 12° Gran Premio della Solidarietà promosso dal Club Clay Regazzoni aiutiamo la paraplegia, andato in scena sabato scorso presso il ristorante Canadì di Spino d’Adda. La serata conclusiva di un anno di attività del sodalizio si è aperta con l’esposizione al pubblico dell’ultima Minardi che ha calcato le piste del mondiale di Formula Uno (dalla prossima stagione infatti la scuderia cambierà denominazione). L’ospite d’onore, il Premio Nobel Rita Levi Montalcini, è arrivata con largo anticipo, a testimonianza del grande interesse per l’evento organizzato dal club. Quindi alla spicciolata hanno fatto la loro comparsa Clay Regazzoni, indimenticato campione costretto su una sedia a rotelle, Thomas Biaggi, pilota Maserati al rientro dal Bahrein e la presentatrice, concessa dalla piattaforma Sky, Laura Ghislandi. La conviviale è stata caratterizzata dagli interventi della Montalcini, di Regazzoni e del professor Spinelli, urologo all’ospedale di Niguarda, e del collega Giorgio Brunelli, da anni impegnati sul fronte della ricerca. A lui e all’Associazione Disabili di Mozzo sono andati i 50.500 euro raccolti in un anno dal club. Team benefico che ha lanciato nell’occasione una nuova iniziativa. Si tratta di una borsa di studio legata ai temi della medicina e della ricerca che alla sua prima edizione ha premiato una studentessa residente a La Spezia iscritta alla facoltà di medicina di Genova. Nell’arco della serata non è mancata l’asta di articoli messi a disposizione da piloti e scuderie. I pezzi più gettonati sono stati la tuta di Marc Genè, pilota dell’universo Ferrari, acquistata per 2.000 euro da Stefano Soldo, uno degli sponsor della serata; i tubi di scarico della Minardi e la tuta del pilota Maserati Thomas Biaggi aggiudicata per la cifra di mille euro. La serata di gala ha chiuso l’anno di attività e iniziative del Club Clay Regazzoni aiutiamo la paraplegia. Un team, sviluppatosi a cavallo delle province di Lodi e Cremona che è pronto ad avviare un altro anno a tutta velocità. L’obiettivo è dichiarato: battere il record conseguito quest’anno in merito alla raccolta di fondi da donare alla ricerca contro la paraplegia.

 

Rita Levi Montalcini al Club ragazzoni: siete encomiabili

Testata:  Il Giorno.

PAULLO. Il Grand Prix della solidarietà

PAULLO – Quest’anno è stata Rita Levi Montalcini l’ospite d’onore alla dodicesima edizione del Gran Prix della Solidarietà promosso dal Club Clay Regazzoni di Paullo nel salone del «Canadi» per la conclusione della stagione 2005 degli appassionati di automobilismo che amano aiutare chi è costretto a vivere su una carrozzella. E sono cinquantamila gli euro raccolti durante le manifestazioni promosse nel sorso dell’anno che saranno messi a disposizione della ricerca sulla paraplegia. Il presidente Giacomo Tansini, con il pieno avallo di Clay Regazioni (ex pilota ticinese, già conduttore alla Ferrari ed ora paraplegico), ama viaggiare con i suoi collaboratori, nel corso dei mesi, da una città all’altra proponendo iniziative promozionali in cambio di offerte destinate a combattere la paraplegia. E tra i collaboratori diretti di Tansini figura il suo vice don Gigi Avanti, il «prete dei piloti», parroco di Cadilana, nel Lodigiano, grande appassionato di motorismo e fervente sostenitore della causa del «Regazzoni». La rimpatriata annuale, disturbata dal maltempo, ha riscosso l’abituale successo di partecipazione. All’ingresso del «Canadi» faceva bella vista un bolide della Minardi di Formula Uno, vera «chicca» per gli intenditori dal momento che la vettura è destinata a scomparire con la prossima stagione. A fare gli onori di casa, con Regazzoni, Tansini e don Gigi, era lo «staff» del club, pronto ad accogliere i numerosi ed importanti ospiti. La più attesa dei quali era Rita Levi Montalcini, «Nobel» per la medicina, attratta dalla voglia di fare del «Regazzoni» e della sua nobile causa. E poi il professor Giorgio Brunelli ed il dr. Michele Spinelli, collaudati ricercatori impegnati a debellare la paraplegia e da anni destinatari di grossa parte del «bottino» annuale del club paullese. Ancora, il noto pilota Thomas Biagi, in procinto di provare per la Jordan, e tanti altri. Il contributo è pure andato al Centro disabili di Mozzo (è stato ritirato da Giulia Riccardi), a «Sostegno Settanta» di Ivan Capelli, celebre ex pilota di Formula Uno ed ora opinionista televisivo nei «Grand Prix» di Formula Uno (purtroppo assente per un banale infortunio) ed alla fondazione diretta dalla stessa Rita Levi Montalcini. La quale, rivolgendosi alla foltissima platea dopo l’intervento di saluto di Clay Regazzoni, si è detta affascinata dal lavoro svolto per anni dal sodalizio, dal quale si ha molto da imparare nel diffondere la simpatia per uno sport predicando la solidarietà. Molti applausi anche per la borsa di studio assegnata nel corso della serata alla giovane studentessa Silvia Andreani, impegnata in ricerche sulle cellule staminali. (Luigi Alberini)

 

Il premio Nobel Rita Montalcini in campo per la solidarietà

Testata:  Il Cittadino.

Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina nel 1986, impegnatissima in attività sociali ed umanitarie, ha preso parte alla 12esima edizione del “Grand prix della solidarietà”, una manifestazione sportiva originale ed esclusiva, frutto della fantasia e del robusto impegno del Club Clay Regazzoni di Paullo, sodalizio diretto da Giacomo Tansini e sostenuto con fervore dall’ex pilota ticinese della Ferrari finito su una sedia a rotelle dopo un incidente.Il “Grand prix” si è svolto al “Canadì” di Spino d’Adda con il “cliché” di sempre: Giacomo Tansini a fare gli onori di casa insieme a Clay Regazzoni, inappuntabile e familiare insieme ai tantissimi ospiti.

 

 

Il Gran Premio del ‘Clay’

Testata:  Il Nuovo Torrazzo.

CASTELLEONE/ Stasera al Canadì di Spino il club promuove la cena pro paraplegia

Appuntamento benefico questa sera al ristorante Canadì di Spino d’Adda per iniziativa del “Club Clay Regazzoni Aiutiamo la Paraplegia”. In programma la dodicesima edizione del “Gran Premio della Solidarietà”, cena con ospiti importanti del mondo dei motori tradizionalmente chiamata a chiudere l’anno di attività del sodalizio presieduto da Giacomo Tansini sviluppatosi sull’asse Paullo-Castelleone. L’appuntamento di stasera (l’avvio è previsto per le 16 con l’arrivo della Minardi di Formula Uno che resterà in esposizione sino a notte fonda) avrà una madrina d’eccezione: il Premio Nobel Rita Levi Montalcini. Sarà l’illustre personaggio a sedere al fianco di Clay Regazzoni, presidente onorario dell’omonimo club, dell’ex patron della Minardi Fi Giancarlo Minardi e dei vip provenienti da realtà sportive nazionali e internazionali in una conviviale nell’ambito della quale saranno raccolti ulteriori fondi da donare alla ricerca sulla paraplegia. Una speciale asta con gadget, parti meccaniche di auto e materiale fornito direttamente dai piloti sarà allestita al fine di rimpinguare il “gruzzolo” da consegnare ai professori Brunelli e Spinelli impegnati da anni nella lotta al male che colpisce colonna vertebrale e arti inferiori. Partecipare alla notte a 300 chilometri orari è ancora possibile basta contattare la segreteria organizzativa al numero telefonico 02/90630113 oppure il consigliere castelleonese dell’associazione Giorgio Identici al numero 0374/56406. (Tib).