Morto in un incidente Regazzoni

Testata:  La Stampa.

MILANO. Clay Regazzoni, ex pilota di Formula 1 di Ferrari e Williams è morto in un incidente stradale. Il tragico impatto contro un camion allo svincolo della A1 con la A15 «Cisa». Come riporta il quotidiano online «Quotidiano.net», il pilota ticinese, vice campione del mondo nel 1974, era alla guida di una vettura di grossa cilindrata con targa elvetica e non sarebbe riuscito ad evitare un impatto frontale contro un camion. Regazzoni, svizzero di Mendrisio, era nato il 5 settembre del 1939 e tra il 1970 ed il 1980 disputò il Mondiale di Formula 1 con cinque diverse scuderie partecipando a 132 Gran Premi con 5 vittorie in gara, 5 pole position ed un secondo posto nella classifica iridata del 1974 alle spalle del brasiliano Emerson Fittipaldi. Regazzoni – che in seguito ad un grave incidente sul tracciato californiano di Long Beach rimase parzialmente paralizzato per lesioni agli arti inferiori ed alla spina dorsale – vinse la sua prima gara in carriera nella stagione dell’esordio trionfando al volante di una Ferrari nel Gran Premio d’Italia. Oltre alla monoposto del Cavallino, il pilota svizzero guidò anche le vetture delle scuderie Williams, BRM, Shadow ed Ensign. Terminata la carriera di pilota Regazzoni era stato impegnato come commentatore televisivo per l’automobilismo, occupandosi parallelamente di iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della disabilità. Nel suo impegno in favore dei disabili, sia nello sport che nella vita comune, Regazzoni aveva fondato il club «Clay Regazzoni Onlus – Aiutiamo la Paraplegia». L’ex pilota della Ferrari aveva inoltre scritto due libri, «E la corsa continua» ed «È questione di cuore», quest’ultimo vincitore del Premio Letterario del Coni e del Premio Bancarella. Sul suo sito internet Regazzoni teneva un diaro per aggiornare le sue attività di pilota. L’ultima pagina risale alla Due Ore di Misano dello scorso 10 settembre, a cui il pilota svizzero aveva partecipato con una Ford: «Dopo Adria e gli ennesimi problemi di surriscaldamento del motore della Mustang», aveva scritto, «mi sono rotto i cosidetti e ho ordinato un nuovo motore dall’America. Morale: una bomba… dopo il rodaggio in un solo giro lanciato 5 secondi in meno che con il motore vecchio. In gara ho avuto problemi di pressione olio in curva (Moreschi ha montato la coppa vecchia) e sono andato cauto vincendo comunque la categoria».

 

 

 

 

 

 

 

 

Il mondo dei motori sotto choc

Testata:  Il Tempo.

Lauda: «Mi ha insegnato ad amare la vita»Williams: «È stato un gentiluomo». Montezemolo: «Era generoso. Una passione per la Rossa»

La morte Clay Regazzoni l’aveva già vista in faccia. L’aveva beffata quel giorno a Long Beach nel 1980, era riuscita ad uccidergli solo le gambe. E lui con quello stesso spirito guascone con cui l’aveva guardata in faccia quel giorno nel Gran Premio degli Stati Uniti, ha continuato a vivere. «Pensando positivo, amando la vita e vivendola sempre fino in fondo. Questo è quello che ho imparato da lui, soprattutto come uomo, e questo è il più bel ricordo che ho di Clay. Lui mi ha insegnato ad amare la vita». Così Niki Lauda ricorda «l’amico, il fratello» Clay Regazzoni. Il pilota austriaco, che assieme a Regazzoni guidò prima in BRM e col quale poi formò la grande coppia ferrarista dal 1974 al 1977 (mondiale di Lauda nel ’75), ha appreso la notizia della morte di Regazzoni da un giornalista italiano. «Siete stati voi, praticamente, ad informarmi. Per me è stato uno choc, non me lo sarei mai aspettato. Tanto più morire in un incidente stradale. Per uno come Clay mi sembra una beffa del destino». «Clay vinse il primo Gran Premio per la Williams nel 1979 a Silverstone. Quell’evento è stato probabilmente il più importante per la nostra scuderia in Formula Uno». Sir Frank Williams lo ricorda così. «È sempre stato un gentiluomo ed è sempre stato un piacere averlo nel nostro team. Patrick Head (dt del team) ed io e tutti i membri della scuderia lo ricorderemo sempre». «Con Clay Regazzoni scompare un pilota e un uomo coraggioso e generoso che ha sempre interpretato la vita in questo modo. Lo ricordo non solo come un mio pilota in anni indimenticabili, ma anche come un vero appassionato della Ferrari». È questo il ricordo del presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo. «Per lui le corse erano ardimento e sfida da affrontare al limite, dal primo all’ultimo giro. Insieme a lui e a Niki (Lauda) ho festeggiato il mio primo mondiale alla Ferrari, nel 1975, e non posso dimenticare i suoi grandi successi sulle nostre macchine». «È come avere perso un fratello». Queste le parole del commissario della Federcalcio Luca Pancalli. «Io e Clay eravamo legati da una sincera e profonda amicizia, sin dai tempi in cui avevamo costituito insieme la Fisaps (federazione italiana automobili patenti speciali), federazione che oggi fa parte del comitato paralimpico. Quando si perde un amico è sempre molto doloroso, certo che per un grande pilota come lui morire in un incidente d’auto è davvero una beffa del destino. Mi preme ricordare la sua grande voglia di vivere e di stare vicino ai ragazzi disabili». Visibilmente scosso Giacomo Tansini, presidente dell’associazione «Aiutiamo la paraplegia – Club Clay Regazzoni onlus»: «Era appena tornato dall’Argentina. L’ho sentito al telefono verso le 15.15. Poi alle 16.40 la telefonata della brutta notizia. Non ci volevo credere».

 

 

 

 

 

 

 

È morto Clay Regazzoni

Testata:  AdnKronos.

Roma, 15 dic. (Adnkronos/Ign) – Clay Regazzoni è morto in un incidente d’auto. Regazzoni ha perso la vita sull’autostrada A1, tra l’allacciamento tra A1/A15 e Parma in direzione sud. L’ex pilota di Formula Uno viaggiava su un’auto di grossa cilindrata con targa svizzera che si sarebbe scontrata con un camion. L’incidente si è verificato all’altezza del km 101 poco prima delle ore 17. Al momento sono ancora in corso i rilevamenti della polizia stradale. Aveva 67 anni Gian Claudio Giuseppe ‘Clay’ Regazzoni nacque a Lugano, in Svizzera, il 5 settembre del 1939. Una vita, la sua divisa fra la passione per le quattro ruote e l’impegno nel sociale che aveva caratterizzato soprattutto gli ultimi anni della sua vita, quelli seguiti allo spaventoso incidente sul circuito di Long Beach nel 1980 in cui rimase gravemente ferito alle gambe e alla spina dorsale, e che lo costrinse per sempre alla sedia a rotelle. La sua prima vita da pilota è legata indissolubilmente alla Ferrari, la scuderia che lo lanciò in F1 e che venne ripagata, dopo solo quattro gare, con il successo nel Gp di casa, il Gran Premio d’Italia. Dopo una breve parentesi con la BRM, dove conobbe Niki Lauda, fece ritorno nel 1974 alla Rossa e fu artefice proprio in coppia con Lauda del rilancio della casa del Cavallino che in quegli anni vide emergere la figura di Luca Cordero di Montezemolo (all’epoca direttore tecnico). Lasciò di nuovo la Ferrari e dopo due stagioni incolori fu Frank Williams a riportarlo in alto nel 1979: anche in questo caso Regazzoni non deluse le aspettative consegnando alla casa britannica la prima vittoria a Silverstone. L’incidente che interruppe bruscamente la sua carriera avvenne un anno dopo, quando era al volante dell’Ensign. Regazzoni lasciò dopo aver disputato 250 corse dal 1963 al 1980, collezionando 25 primi posti assoluti, 25 secondi posti e 21 terzi posti. Solamente in Formula 1 disputò 132 Gran Premi chiudendo sei volte primo e conquistando 5 pole position. Regazzoni rimase nel mondo dei motori come commentatore sportivo, ma soprattutto diventò negli anni un autentico promotore dell’inserimento dei disabili nella vita e nello sport. Fu fondatore del Club ‘Clay Regazzoni Onlus – Aiutiamo La Paraplegia’ il cui scopo è raccogliere fondi da devolvere a Enti e Istituti che operano nella ricerca sui problemi della paraplegia. Continuò ad alimentare la sua smisurata passione per le quattro ruote partecipando, fra l’altro, ad alcuni raid in Africa e a competizioni con le auto storiche. La sorte ha voluto che perdesse la vita in un incidente stradale.

 

 

 

Clay Regazzoni, il pilota dal destino maledetto

Testata:  quotidiano.net.

Roma, 15 dicembre 2006 – Gian Claudio Giuseppe ‘Clay’ Regazzoni nacque a Lugano, in Svizzera, il 5 settembre del 1939. Una vita, la sua divisa fra la passione per le quattro ruote e l’impegno nel sociale che aveva caratterizzato soprattutto gli ultimi anni della sua vita, quelli seguiti allo spaventoso incidente sul circuito di Long Beach nel 1980 in cui rimase gravemente ferito alle gambe e alla spina dorsale, e che lo costrinse per sempre alla sedia a rotelle. La sua prima vita da pilota è legata indissolubilmente alla Ferrari, la scuderia che lo lanciò in F1 e che venne ripagata, dopo solo quattro gare, con il successo nel Gp di casa, il Gran Premio d’Italia. Dopo una breve parentesi con la BRM, dove conobbe Niki Lauda, fece ritorno nel 1974 alla Rossa e fu artefice proprio in coppia con Lauda del rilancio della casa del Cavallino che in quegli anni vide emergere la figura di Luca Cordero di Montezemolo (all’epoca direttore tecnico). Lasciò di nuovo la Ferrari e dopo due stagioni incolori fu Frank Williams a riportarlo in alto nel 1979: anche in questo caso Regazzoni non deluse le aspettative consegnando alla casa britannica la prima vittoria a Silverstone. L’incidente che interruppe bruscamente la sua carriera avvenne un anno dopo, quando era al volante dell’Ensign. Regazzoni lasciò dopo aver disputato 250 corse dal 1963 al 1980, collezionando 25 primi posti assoluti, 25 secondi posti e 21 terzi posti. Solamente in Formula 1 disputò 132 Gran Premi chiudendo sei volte primo e conquistando 5 pole position. Regazzoni rimase nel mondo dei motori come commentatore sportivo, ma soprattutto diventò negli anni un autentico promotore dell’inserimento dei disabili nella vita e nello sport. Fu fondatore del Club ‘Clay Regazzoni Onlus – Aiutiamo La Paraplegia’ il cui scopo è raccogliere fondi da devolvere a Enti e Istituti che operano nella ricerca sui problemi della paraplegia. Continuò ad alimentare la sua smisurata passione per le quattro ruote partecipando, fra l’altro, ad alcuni raid in Africa e a competizioni con le auto storiche. La sorte ha voluto che perdesse la vita in un incidente stradale. Aveva 67 anni.

 

 

 

Morto in un incidente Regazzoni

Testata:  stampa.it.

MILANO. Clay Regazzoni, ex pilota di Formula 1 di Ferrari e Williams è morto in un incidente stradale. Il tragico impatto contro un camion allo svincolo della A1 con la A15 «Cisa». Come riporta il quotidiano online «Quotidiano.net», il pilota ticinese, vice campione del mondo nel 1974, era alla guida di una vettura di grossa cilindrata con targa elvetica e non sarebbe riuscito ad evitare un impatto frontale contro un camion. Regazzoni, svizzero di Mendrisio, era nato il 5 settembre del 1939 e tra il 1970 ed il 1980 disputò il Mondiale di Formula 1 con cinque diverse scuderie partecipando a 132 Gran Premi con 5 vittorie in gara, 5 pole position ed un secondo posto nella classifica iridata del 1974 alle spalle del brasiliano Emerson Fittipaldi. Regazzoni – che in seguito ad un grave incidente sul tracciato californiano di Long Beach rimase parzialmente paralizzato per lesioni agli arti inferiori ed alla spina dorsale – vinse la sua prima gara in carriera nella stagione dell’esordio trionfando al volante di una Ferrari nel Gran Premio d’Italia. Oltre alla monoposto del Cavallino, il pilota svizzero guidò anche le vetture delle scuderie Williams, BRM, Shadow ed Ensign. Terminata la carriera di pilota Regazzoni era stato impegnato come commentatore televisivo per l’automobilismo, occupandosi parallelamente di iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della disabilità. Nel suo impegno in favore dei disabili, sia nello sport che nella vita comune, Regazzoni aveva fondato il club «Clay Regazzoni Onlus – Aiutiamo la Paraplegia». L’ex pilota della Ferrari aveva inoltre scritto due libri, «E la corsa continua» ed «È questione di cuore», quest’ultimo vincitore del Premio Letterario del Coni e del Premio Bancarella. Sul suo sito internet Regazzoni teneva un diaro per aggiornare le sue attività di pilota. L’ultima pagina risale alla Due Ore di Misano dello scorso 10 settembre, a cui il pilota svizzero aveva partecipato con una Ford: «Dopo Adria e gli ennesimi problemi di surriscaldamento del motore della Mustang», aveva scritto, «mi sono rotto i cosidetti e ho ordinato un nuovo motore dall’America. Morale: una bomba… dopo il rodaggio in un solo giro lanciato 5 secondi in meno che con il motore vecchio. In gara ho avuto problemi di pressione olio in curva (Moreschi ha montato la coppa vecchia) e sono andato cauto vincendo comunque la categoria».

 

 

 

F1: addio a Regazzoni, lo svizzero audace

Testata:  datasport.it.

AGM-DS) – Milano, 15 dicembre – `Clay` Regazzoni era l`istinto, il coraggio e l`imprudenza dietro a un volante, ed e` morto in un incidente stradale. Svizzero di Lugano, ha amato molto la velocita` e fin dai primi anni Sessanta, appena maggiorenne, ha iniziato a correre nelle categorie minori, con le scuderie De Tomaso e Tecno. Nel 1968 e` in Formula 2 e gareggia a Zandvoort, dove in un incidente che coinvolge anche lui muore Chris Lambert. Nel 1970 vince il Mondiale di Formula2 e approda in Formula 1 con la Ferrari e fa subito sensazione: debutta in Olanda e arriva quarto. Dopo appena quattro gare si impone: porta una Rossa per prima al traguardo proprio a Monza, nel GP d`Italia che vive la drammatica morte di Jochen Rindt. Concludera` il Mondiale al terzo posto proprio alle spalle di Rindt, titolo postumo, e del compagno della Ferrari Jacky Ickx. Regazzoni, che all`anagrafe faceva Gian-Claudio Giuseppe, in Formula 1 si e` diviso tra la Ferrari, la BRM, la Ensign, la Shadow, la Williams e ancora la Ensign. In totale ha gareggiato (in tutte le categorie) per 250 volte tra il 1963 e il 1980, arrivando in fondo a 177 gare. Ha vinto 25 volte, ed e` arrivato secondo in altrettante occasioni, con altri 21 podi. Nella sola Formula 1 ha corso 132 Gran Premi (sei volte primo, tredici volte secondo, dieci volte terzo), con cinque pole position, 15 giri piu` veloci, 212 punti mondiali e 361 giri in testa, pari a 1.856 chilometri. Un secondo posto nel Mondiale nel 1974, con la Ferrari. La sua corsa spericolata e` stata fermata una prima volta da un brutto incidente di gara: i freni della sua Ensign si ruppero in fondo al rettilineo di Shoreline Drive e la vettura si schianto` contro il muro. Per il pilota svizzero ci furno serie ferite alle gambe e alla spina dorsale, l`obbligo della sedia a rotelle. Ma nemmeno questo impedi` a Regazzoni di rimanere nel mondo dello sport e dei motori. Rimase nell`ambiente sia in versione di pilota, sia come commentatore televisivo. Inoltre, insieme all`attuale commissario straordinario della Federcalcio Luca Pancalli si e` dedicato all`inserimento dei disabili nella vita e nello sport attraverso la Federazione italiana sportiva patenti speciali e attraverso il club ‘Clay Regazzoni Onlus’ – Aiutiamo La Paraplegia. La sua autobiografia, ‘È questione di cuore’`, ha vinto il Premio letterario del Coni e il Premio Bancarella. La sua vita è stata fermata da un secondo incidente, questa volta in autostrada, questa volta contro un camion.

 

 

 

Auto/ Morto l’ex ferrarista Clay Regazzoni

Testata:  Virgilio Notizie.

Scrisse due libri, sostegno a disabili con fondazione Onlus

Roma, 15 dic. (Apcom) – Nel suo impegno in favore dei disabili, sia nello sport che nella vita comune, Regazzoni aveva fondato il club “Clay Regazzoni Onlus – Aiutiamo la Paraplegia”. L’ex pilota della Ferrari aveva inoltre scritto due libri, “E la corsa continua” ed “E’ questione di cuore”, quest’ultimo vincitore del Premio Letterario del Coni e del Premio Bancarella. Sul suo sito internet Regazzoni teneva un diaro per aggiornare le sue attività di pilota. L’ultima pagina risale alla Due Ore di Misano dello scorso 10 settembre, a cui il pilota svizzero aveva partecipato con una Ford: “Dopo Adria e gli ennesimi problemi di surriscaldamento del motore della Mustang”, aveva scritto, “mi sono rotto i cosidetti e ho ordinato un nuovo motore dall’America. Morale: una bomba… dopo il rodaggio in un solo giro lanciato 5 secondi in meno che con il motore vecchio. In gara ho avuto problemi di pressione olio in curva (Moreschi ha montato la coppa vecchia) e sono andato cauto vincendo comunque la categoria”.

 

 

Addio a Clay Regazzoni morto in un incidente d’auto

Testata:  Alice News.

Clay Regazzoni, l’indimenticato pilota di F1 , è morto in un incidente d’auto sull’autostrada A1 allo svincolo con la A15 Parma La Spezia. La sua macchina – una Chrysler Voyager con targa svizzera con l’insegna ‘Clay Regazzoni Swatch’ e con lo stemma della manifestazione Coppa Città d’oro di Bergamo – si è scontrata frontalmente con un camion finendoci praticamente sotto. Sui documenti trovati dalla polizia stradale, il vero nome, Gianclaudio Giuseppe Regazzoni. A bordo una carrozzina per disabili. Il personale intervenuto sul luogo dell’incidente lo ha riconosciuto subito. Clay Regazzoni era nato a Lugano, Svizzera, il 5 settembre del 1939 e – come spiegava lui stesso “su 60 anni di vita, gli ultimi 40, più o meno, li ho trascorsi a bordo di vetture di ogni tipo, su circuiti e strade di tutto il mondo. La gente si ricorda soprattutto della Formula 1, in particolare degli anni passati alla Ferrari, ma quegli anni, forse i più entusiasmanti, sono solo una parte della mia lunga carriera”. Regazzoni infatti ha disputato qualcosa come 250 corse dal 1963 al 1980 (concludendone 177), conquistando 25 primi posti assoluti, 25 secondi posti e 21 terzi posti. In Formula 1 ha corso 132 Gran Premi (sei volte primo, tredici volte secondo, dieci volte terzo), con 5 pole position, 15 giri più veloci, 212 punti mondiali e 361 giri in testa, pari a 1.856 chilometri. In seguito a un grave incidente in F1 (Video) , sul circuito di Long Beach, nel 1980, Clay è rimasto bloccato su una sedia a rotelle, ma ha continuato a correre in auto in competizioni come la Parigi-Dakar e ha anche fondato una scuola di guida veloce per disabili e il Club “Clay Regazzoni Onlus” – Aiutiamo La Paraplegia. Di lui Enzo Ferrari scrisse: “E’ uno dei piloti più rispettati e temuti dagli avversari perché il suo temperamento in gara era fra i più audaci”. Per questo piaceva tanto al Commendatore. Ma Clay riusciva puntalmente a farlo uscire di senno per colpa del suo stile di vita mondano: era perennemente circondato da belle donne e dedito alla vita notturna. “Un personaggio straordinario” , questo il commento di Petrucci, presidente del Coni.

 

 

Un aiuto da 50mila euro per Regazzoni

Testata:  Il Cittadino.

Il club paullese devolverà la somma raccolta sabato in favore della ricerca sulla paraplegia

PAULLO. Un gesto di solidarietà pari a 50mila euro: è questo l’ammontare raccolto dal Club Clay Regazzoni nel corso dell’anno in manifestazioni varie promosse a favore degli appassionati di automobilismo e distribuito sabato sera ai delegati degli istituti di ricerca sulla paraplegia nel corso della tredicesima edizione del “Grand Prix della Solidarietà”, evento principe del sodalizio celebrato come sempre nelle sale del Canadi di Spino d’Adda alla presenza di una autentica folla di ospiti, ma anche di personaggi di spicco del mondo sportivo. Gran cerimoniere è stato il leader del “Regazzoni”, Giacomo Tansini, affiancato dal suo vice, don Gigi Avanti, parroco di Cadilana e celebre “prete dei piloti”, e dai collaboratori più stretti. Tansini si è detto soddisfatto del percorso compiuto dal club nel corso del 2006: «passione per i motori e sensibilità nei riguardi della paraplegia – ha commentato – continuano a camminare in parallelo e questo ci consente di elargire sostanziali aiuti agli istituti di ricerca».I 50 mila euro (la somma è stata raggiunta anche grazie ad una popolare asta di oggetti motoristici organizzata nel corso della festa, con materiale che era stato donato dalla Scuderia Minardi, dal pilota Valentino Rossi, dai giocatori di calcio Vieri e Baggio, da Michael Schumacher e da altri) è stata distribuita, in ordine decrescente di importi, a Michele Spinelli, ricercatore di uroparaplegia dell’Ospedale Niguarda di Milano, al Centro Riabilitazione Paraplegici di Mozzo (rappresentato dalla volontaria Giulia Riccardi), alla borsista Silvia Andreani, universitaria di Sarzana (La Spezia) che si sta specializzando sulle cellule staminali, e anche ad altri istituti di minore rilievo. Tra gli ospiti presenti, oltre a Giancarlo Minardi, famoso per aver fondato e diretto per anni l’omonima scuderia di Formula Uno, l’ex pilota Ivan Capelli, oggi apprezzato commentatore televisivo nei “Grand Prix” automobilistici, i piloti Thomas Biagi ed il lodigiano Michele Bartyan, il due volte campione del mondo di ciclismo Gianni Bugno, oggi volontario di Protezione civile (elicotterista). Ma anche famosi medici che assistono i piloti nelle gare automobilistiche di tutto il mondo (i dottori Carlo Pusineri, Vincenzo Griffone e Francesca Sangalli) e tanti altri protagonisti del variegato mondo del motociclismo mondiale.Tansini ha ricordato, tra l’altro, che nel corso dell’anno il “Regazzoni” ha perduto per strada due grandi campioni del passato. persone che per anni sono state ferventi sostenitrici del club, vale a dire Umberto Masetti e Guido Daccò. Inoltre, è stata rammentata la figura dello sfortunato pilota Michele Alboreto, lo stesso che prese parte al “Grand Prix della Solidarietà” nell’edizione del 1996 insieme a Bruno Giacomelli, al tavolo con il grande Clay Regazzoni, mentore principe del sodalizio.

 

 

 

Nobel fa rima con solidarietà

Testata:  Il Cittadino.

Paullo. Raccolti oltre 50 mila euro per i parpaplegici, esposto l’ultimo bolide della Minardi

Paullo La nevicata di sabato non ha impedito il pieno successo della 12esima edizione del “Grand prix della solidarietà”, la manifestazione sportiva più originale ed esclusiva, frutto della fantasia e del robusto impegno del Club Clay Regazzoni di Paullo, sodalizio diretto da Giacomo Tansini e sostenuto con fervore dall’ex pilota ticinese della Ferrari finito su una sedia a rotelle dopo un incidente.Il “Grand prix” si è svolto con il “cliché” di sempre: Giacomo Tansini a fare gli onori di casa insieme a Clay Regazzoni, inappuntabile e familiare. E poi i tantissimi ospiti, accolti all’ingresso del “Canadì” di Spino d’Adda da una splendida vettura di Formula Uno della Minardi, l’ultima prima della scomparsa della scuderia. La più importante è stata senza dubbio Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina nel 1986, impegnatissima in attività sociali ed umanitarie (lei stessa dirige la fondazione che porta il suo nome ). Accolta con fortissima simpatia, la Montalcini è rimasta alla festa per un paio d’ore. Non ha potuto intervenire l’ex pilota Ivan Capelli, oggi famoso commentatore televisivo dei “grand Prix” automobilistici per la Rai, a causa di un fortuito infortunio subito durante una gara di calcetto. In compenso del mondo dell’agonisti automobilistico c’erano Thomas Biagi (che tra poco proverà per la Jordan) e tanti altri. Oltre naturalmente al professor Giorgio Brunelli ed al dottr Michele Spinelli, due famosi ricercatori impegnati a debellare la paraplegia e che da anni ricevono i contributi del “Regazzoni”. La formula attuata dal club paullese è nota: durante l’anno Tansini e soci si impegnano in manifestazioni nei centri di mezza Italia, aventi per tema il motorismo, con lo scopo di raccogliere fondi da destinare appunto alla paraplegia. Quanto viene ricavato rappresenta l’ammontare suddiviso nel corso del “Grand Prix della Solidarietà” di fine anno, arrotondato dalla raccolta dell’asta che si svolge nel corso della serata grazie alla disponibilità di oggetti regalati dai team automobilistici e da piloti famosi (Marc Genè, pilota Ferrari, ad esempio, tramite il comune amico Stefano Soldo, ha offerto una tuta, vinta all’asta poi dallo stesso Soldo per l’importo di 2 mila euro).Tra aste, amabili discussioni e brevi interventi di saluto (da parte di Clay Regazzoni e di Rita Levi Montalcini), le immancabili foto ricordo e tantissima allegria. L’ammontare messo a disposizione dal “Regazzoni” per la dodicesima edizione della rimpatriata ammonta a 50 mila euro, suddivisi tra Brunelli, Spinelli, il Centro disabili di Mozzo (era presente Giulia Riccardi), la fondazione Rita Levi Montalcini e “Sostegno Settanta” di Ivan Capelli. In più, viene finanziata una borsa di studio a favore di Silvia Andreani, studentessa che svolge ricerca sulle cellule staminali.Il tutto tra gli applausi e l’entusiasmo della foltissima platea del “Canadi”. Agli archivi l’edizione 2005, Tansini e compagni stanno già pensando alle iniziative da attuare da oggi in poi per l’edizione 2006. (Antonio Leccardi)