Addio al gentiluomo Regazzoni

Testata:  Il Cittadino.

Automobilismo. L’ex pilota svizzero è morto ieri a 67 anni in un incidente stradale sulla A1

PARMA. È morto Clay Regazzoni. L’ex pilota di Formula 1 si è schiantato sulla sua monovolume con targa di Montecarlo sull’autostrada A1 Milano-Bologna, in direzione sud, nei pressi dello svincolo per la A15 Parma-La Spezia. Forse a causa di un malore (alcuni testimoni lo hanno visto sbandare) la sua auto non è riuscita a evitare un camion e vi si è infilata sotto. Nato nel 1939 a Lugano, in Svizzera, Gianclaudio Regazzoni, per tutti Clay, ha disputato 132 Gran Premi in Formula 1, vincendone 5 e collezionando altrettante pole position; aveva corso con la Ferrari per sei stagioni, ottenendo come miglior risultato il secondo posto nel mondiale 1974. La sua carriera è terminata nel 1980 a Long Beach, dove dopo un brutto incidente aveva subìto lesioni alla spina dorsale rimandneo paralizzato alle gambe. La sua scomparsa ha suscitato cordoglio in tutti gli ambienti, dal ministro Melandri («Èâ€?stato un esempio di passione») al presidente della Ferrari Montezemolo («Era un uomo generoso»). E anche nel Lodigiano e nel Sudmilano si piange un personaggio che tanto ha dato allo sport e al sociale. Dal momento in cui ha cominciato a vivere su una carrozzella è partita la sua battaglia per il riscatto dalla paraplegia, aderendo all’intitolazione del club di fedelissimi lodigiani fondato da Giacomo Tansini che si era impegnato, con molteplici iniziative promozionali tra gli appassionati dello sport automobilistico, a raccogliere fondi da destinare alla ricerca, che da diversi anni vengono assegnati a fine novembre nel corso di un apposito “Grand Prix della solidarietà”. A tale ricorrenza di fine anno Regazzoni non era mai mancato, facendo gli onori di casa insieme allo stesso Tansini e a tutti i collaboratori del sodalizio, tra cui il vicepresidente don Gigi Avanti, parroco di Cadilana e grande appassionato di automobilismo. «Avevo parlato con lui poche ore prima, ma la comunicazione era disturbata e quindi è scattata la segreteria telefonica – commenta commosso Tansini – : per noi è una perdita immensa, così come per tutto il mondo sportivo e automobilistico». In tutti questi anni di iniziative il “Regazzoni” ha raccolto e devoluto centinaia di milioni di vecchie lire ad autentici specialisti della paraplegia, incoraggiando così la ricerca scientifica. Pur essendo sempre stato presente a ogni edizione del “Grand Prix della solidarietà”, a quella al “Canadi” di Spino d’Adda lo scorso 25 novembre, la tredicesima della serie, non è arrivato in tempo per un ritardo sul volo dall’Argentina dove era stato a inaugurare il museo dedicato a Fangio, ma ha fatto sentire la sua voce per telefono. In quella occasione ai ricercatori, sempre individuati da Regazzoni, il club versò ben 50 mila euro, per un totale complessivo, in 13 anni, di quasi 500 mila. «Più che amicizia, oserei dire – conclude Tansini – che tra di noi c’era un rapporto di vera fratellanza, tanto da stimolarci costantemente, con garbo e vera signorilità, a operare nella direzione che avevamo intrapreso, quella appunto della solidarietà».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

È morto Clay Regazzoni in un incidente d’auto. Fu con Lauda alla Ferrari

Testata:  Il Resto del Carlino.

L’ex pilota di Formula uno è rimasto vittima di una drammatica collisione con un camion sull’autostrada A1 allo svincolo con la A15 ‘Cisa’. Il campione svizzero aveva 67 anni. Nel 1980 rimase paralizzato alle gambe a causa di un grave scontro negli Stati Uniti

L’ex pilota di formula uno Clay Regazzoni è morto in un incidente stradale verificatosi sull’autostrada A1 allo svincolo con la A15 ‘Cisa’. L’auto di grossa cilindrata di targa svizzera su cui viaggiava non sarebbe riuscita ad evitare un camion infilandosi sotto. Al momento sono ancora in corso i rilevamenti della polizia stradale. Il campione elvetico viaggiava su un Chrysler Voyager con l’insegna ‘Clay Regazzoni Swatch’, la sua linea, e con lo stemma della manifestazione Coppa Citta’ d’oro di Bergamo. Sui documenti trovati dalla polizia stradale, il vero nome, Gianclaudio Giuseppe Regazzoni. A bordo una carrozzina per disabili. Il personale intervenuto sul luogo dell’incidente lo ha riconosciuto anche a vista. “Danceur, viveur, play boy, pilota a tempo perso”: così Enzo Ferrari definiva Clay Regazzoni nel suo libro ‘Piloti,che gente’, completando però il ritratto con parole di stima sulla figura dello sportivo “rispettato e temuto dagli avversari, il suo temperamento di gara era tra i più audaci”. Gianclaudio “Clay” Regazzoni, morto oggi in un incidente stradale, era nato il 5 settembre 1939 a Lugano (Svizzera). Pilota della Ferrari in Formula 1 dal 1970 al 1972 e dal 1974 al 1976, aveva guidato anche Brm (1973), Ensign (1977 e 1980), Shadow (1978) e Williams (1979) per un totale di 132 Gran Premi con cinque vittorie (Italia 1970, Germania1974, Italia 1975, Usa West 1976 e Gran Bretagna 1979) e altri ventitre’ podi. Secondo nel Mondiale 1974 dietro il brasiliano Emerson Fittipaldi e terzo nel 1970. Nel 1980, a Long Beach, era uscito di strada ad altissima velocita’ andando a tamponare una vettura che si era ritirata in precedenza e restando paralizzato agli arti inferiori. Da allora siera impegnato per migliorare le condizioni delle persone disabili. Nel suo impegno in favore dei disabili, sia nello sport che nella vita comune, Regazzoni aveva fondato il club “Clay Regazzoni Onlus – Aiutiamo la Paraplegia”. L’ex pilota della Ferrari aveva inoltre scritto due libri, “E la corsa continua” ed “E’ questione di cuore”, quest’ultimo vincitore del Premio Letterario del Coni e del Premio Bancarella. Sul suo sito internet Regazzoni teneva un diaro per aggiornare le sue attività di pilota. L’ultima pagina risale alla Due Ore di Misano dello scorso 10 settembre, a cui il pilota svizzero aveva partecipato con una Ford: “Dopo Adria e gli ennesimi problemi di surriscaldamento del motore della Mustang”, aveva scritto, “mi sono rotto i cosidetti e ho ordinato un nuovo motore dall’America. Morale: una bomba… dopo il rodaggio in un solo giro lanciato 5 secondi in meno che con il motore vecchio. In gara ho avuto problemi di pressione olio in curva (Moreschi ha montato la coppa vecchia) e sono andato cauto vincendo comunque la categoria”.

 

 

 

 

 

 

 

 

CIay Regazzoni morto ieri in un incidente sull’A1

Testata:  Il Nuovo Torrazzo.

Castelleone e Paullo in lutto

Il mondo dei motori è in lutto da ieri pomeriggio per la morte di Clay Regazzoni, presidente dell’omonimo club “Aiutiamo la paraplegia” che si è sviluppato negli ultimi anni tra Castelleone e Paullo. Il pilota, che corse negli anni Settanta al volante di una Ferrari di Formula Uno è deceduto a seguito di un incidente stradale occ5rsogli alle 15.30 di ieri lungo l’autostrada del Sole tra Milano e Reggio Emilia allo svincolo per il raccordo della Cisa. Stando ai rilievi effettuati pare che il ticinese, che in Italia aveva sempre trascorso gran parte della sua vita, abbia perso il controllo dell’auto andando a impattare lo spigolo dì un guard rail. La vettura si sarebbe ribaltata provocando la morte del campione che tanto aveva fattò, con gli amici di Castelleone e Paullo, per la solidarietà nella ricerca contro la Paraplegia.

 

 

 

 

 

 

 

 

A un soffio dal Mondiale

Testata:  La Padania.

SIMBOLO FERRARI

Gian Claudio Giuseppe “Clay” Regazzoni nacque a Lugano, in Svizzera, il 5 settembre 1939. Una vita, la sua divisa tra la passione per le quattro ruote e l’impegno nel sociale che aveva caratterizzato soprattutto gli ultimi anni della sua vita, quelli seguiti allo spaventoso incidente sul circuito di Long Beach nel 1980 in cui rimase gravemente ferito alle gambe e alla spina dorsale, e che lo costrinse per sempre alla sedia a rotelle. La sua prima vita da pilota è legata indissolubilmente alla Ferrari, la scuderia che lo lanciò in F1 e che venne ripagata, dopo solo quattro gare, con il successo nel Gp di casa, il Gran Premio d’Italia. Dopo una breve parentesi con la BRM, dove conobbe Niki Lauda, fece ritorno nel 1974 alla Rossa e fu artefice proprio in coppia con Lauda del rilancio della casa del Cavallino che in quegli anni vide emergere la figura di Luca Cordero di Montezemolo (all’epoca direttore tecnico). Lasciò di nuovo la Ferrari e dopo due stagioni incolori fu Frank Williams a riportarlo in alto nel 1979: anche in questo caso Regazzoni non deluse le aspettative consegnando alla casa britannica la prima vittoria a Silverstone. L’incidente che interruppe bruscamente la sua carriera avvenne un anno dopo, quando era al volante dell’Ensign. Regazzoni lasciò dopo aver disputato 250 corse dal 1963 al 1980, collezionando 25 primi posti assoluti, 25 secondi posti e 21 terzi posti. Solamente in Formula 1 disputò 132 Gran Premi chiudendo sei volte primo e conquistando 5 pole position. Regazzoni rimase nel mondo dei motori come commentatore sportivo, ma soprattutto diventò negli anni un autentico promotore dell’inserimento dei disabili nella vita e nello sport. Fu fondatore del Club “Clay Regazzoni Onlus – Aiutiamo La Paraplegia” il cui scopo è raccogliere fondi da devolvere a Enti e Istituti che operano nella ricerca sui problemi della paraplegia. Continuò ad alimentare la sua smisurata passione per le quattro ruote partecipando, fra l’altro, ad alcuni raid in Africa e a competizioni con le auto storiche. La sorte ha voluto che perdesse la vita in un incidente stradale. Aveva 67 anni.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il mondo della F1 piange la morte di Clay Regazzoni

Testata:  ItaliaOnline.

L’ex ferrarista vittima di un incidente stradale

È morto all’età di 67 anni per un incidente stadale l’ex pilota della Ferrari Clay Regazzoni. La monovolume sulla quale viaggiava è rimasta coinvolta in un tamponamento con un’altra vettura e un Tir sull’A1 Milano-Bologna, in direzione sud, nei pressi dello svincolo per la A15 Parma-La Spezia. Era al volante di un Chrysler Voyager targato Montecarlo con l’insegna “Clay Regazzoni Swatch”, la sua linea, e con lo stemma della manifestazione Coppa Città d’oro di Bergamo. Sui documenti trovati dalla polizia stradale c’era il vero nome, Gianclaudio Giuseppe Regazzoni.A bordo una carrozzina per disabili. Il personale intervenuto sul luogo dell’incidente ha riconosciuto l’ex pilota anche a vista. Lo schianto ha causato una coda di oltre 10 km. In Formula 1, Regazzoni aveva disputato 132 Gran Premi, vincendone 5 e collezionando 5 pole position. Miglior risultato in un Mondiale per lo svizzero il 2° posto nel 1974. In Ferrari aveva corso per 6 stagioni: dal ’70 al ’72 e dal ’74 al ’76. La sua carriera da pilota di Formula 1 era terminata a Long Beach, nel 1980 (GP Usa Ovest): protagonista di un brutto incidente, era rimasto seriamente ferito alle gambe e alla spina dorsale. Ma non aveva abbandonato il mondo dei motori, pur costretto su una sedie a rotelle. Regazzoni rimase comunque nel mondo dei motori come commentatore sportivo, ma soprattutto diventò negli anni un autentico promotore dell’inserimento dei disabili nella vita e nello sport. Fu fondatore del Club “Clay Regazzoni Onlus – Aiutiamo La Paraplegia” il cui scopo è raccogliere fondi da devolvere a Enti e Istituti che operano nella ricerca sui problemi della paraplegia. La sorte però ha voluto che perdesse la vita in un incidente stradale.

 

 

 

 

 

 

 

 

Da inguaribile playboy a testimonial delle disabilità

Testata:  Il Corriere di Como.

Dopo aver girato in fretta la pagina della gloria, il ticinese ha iniziato a battersi a favore dei portatori di handicap

Non si era arreso a quel micidiale colpo della sorte che a Long Beach, nel gran premio degli Stati Uniti, nel 1980, lo aveva messo per sempre fuori dalle corse di Formula 1 di cui, da anni, era indiscusso protagonista. Sembrava che il mondo dovesse crollargli addosso. Le cure in giro per il mondo, un lungo calvario da un ospedale all’altro, l’alternarsi sempre più bruciante di speranze e delusioni. Niente. Il campione spericolato, amato da Enzo Ferrari per il carattere fantasioso e l’aggressività in corsa, è costretto per il resto della vita su una sedia a rotelle a causa di una gravissima lesione alla spina dorsale. Clay gira in fretta la pagina della gloria, delle copertine patinate, delle splendide fanciulle dei box. Non appena le condizioni di salute glielo consentono torna in pista di nuovo su auto adattate alle sue condizioni fisiche, disputa corse in ogni parte del mondo con la stessa vitalità che aveva al volante della Ferrari e della Brm. Non si ferma. Da uomo intelligente qual è si rende subito conto che l’incidente di Long Beach lo fa affacciare a un mondo fino allora sconosciuto e impensabile per uno come lui, il mondo dei portatori di handicap, dei paraplegici in particolare. Scopre l’assurdità delle leggi, dei regolamenti, l’ostacolo umiliante delle barriere architettoniche, i pregiudizi. Polemizza con le autorità in Svizzera, lui ticinese di Lugano e in Italia, i due paesi tra i quali si divide prima di approdare nel rifugio di Montecarlo da dove è sempre pronto a ripartire per testimoniare al mondo e a se stesso che gli handicappati non sono figli di un Dio minore. Continua a guidare in tutta Europa, partecipa a gare in Africa, in Cina, in Sud America ma non è un impegno fine a stesso. Da anni ha fondato il club “Clay Ragazzoni Onlus-Aiutiamo la Paraplegia” che collabora con enti e istituzioni sanitarie che fanno ricerca in materia. Scrive due libri di successo: “E’ questione di cuore”, “E la corsa continua”. Il primo gli vale il Premio letterario del Coni e il Bancarella. Nel 2000 il Canton Ticino, col quale ha rapporti di burrascoso affetto, lo proclama atleta ticinese del secolo. Pur di far sentire la sua voce in favore dei portatori di handicap si sposta senza mai sollevare problemi o difficoltà. Come è accaduto a Lugano qualche settimana fa. Una serata in favore del locale Telefono Amico con Fabrizio Macchi, un altro grande atleta “diversamente abile” come si dice oggi. Un Clay spumeggiante e pieno di vitalità aveva incantato la platea. E pensare che era giunto all’appuntamento contrariato perché a un distributore ticinese nel suo Voyagerl avevano inopinatamente versato benzina anziché gasolio costringendolo a complicati lavaggi di serbatoio. Una beffa che non influisce sul brillantissimo scambio di esperienze con Fabrizio Macchi. Alla fine nel congedarmi da lui gli raccomando scherzosamente di non correre rientrando a Montecarlo. Erano le 22.30. Il giorno dopo mi invia un mail: «tutto benissimo, non c’era traffico, all’una e un quarto ero a letto». Questo era Clay. Penso che oscuramente avvertisse che il suo destino si sarebbe compiuto in auto. (Cesare Chiericati)

 

 

 

 

 

 

 

 

Incidente sull’A1: muore Clay Regazzoni, pilota danceur

Testata:  L’Unità.

«Su 60 anni di vita, gli ultimi 40, più o meno, li ho trascorsi a bordo di vetture di ogni tipo, su circuiti e strade di tutto il mondo». Clay Regazzoni è morto come ha vissuto: guidando. Un altro, tragico, incidente d?auto dopo quello che 26 anni fa lo privò dell?uso delle gambe. L’ex pilota della Ferrari è deceduto sull’autostrada A1 allo svincolo con la A15 “Cisa”. L’auto di grossa cilindrata di targa svizzera su cui viaggiava non sarebbe riuscita ad evitare un camion infilandosi sotto. Gian-Claudio Giuseppe “Clay” Regazzoni aveva 67 anni ed era stato vincitore di 5 Gran Premi di Formula 1. Una carriera piena di gioie e dolori. Dalla grande vittoria a Monza nella sua quinta gara in formula 1 con la Ferrari nel 1970 al sodalizio nella rossa con la giovane promessa Niki Lauda; dal successo di Silverstone con la Williams nel 1979 fino al drammatico incidente a Long Beach del 1980 che lo ha costretto alla sedia a rotelle. Enzo Ferrari lo aveva definito «danceur, viveur, play boy, pilota a tempo perso». E anche per questo era diventato simbolo di un epoca. Nel suo impegno in favore dei disabili, sia nello sport che nella vita comune, Regazzoni aveva fondato il club «Clay Regazzoni Onlus – Aiutiamo la Paraplegia». L’ex pilota della Ferrari aveva inoltre scritto due libri, «E la corsa continua» ed «È questione di cuore», quest’ultimo vincitore del Premio Letterario del Coni e del Premio Bancarella.

 

 

 

 

 

 

 

 

Morto in un incidente Regazzoni

Testata:  La Stampa.

MILANO. Clay Regazzoni, ex pilota di Formula 1 di Ferrari e Williams è morto in un incidente stradale. Il tragico impatto contro un camion allo svincolo della A1 con la A15 «Cisa». Come riporta il quotidiano online «Quotidiano.net», il pilota ticinese, vice campione del mondo nel 1974, era alla guida di una vettura di grossa cilindrata con targa elvetica e non sarebbe riuscito ad evitare un impatto frontale contro un camion. Regazzoni, svizzero di Mendrisio, era nato il 5 settembre del 1939 e tra il 1970 ed il 1980 disputò il Mondiale di Formula 1 con cinque diverse scuderie partecipando a 132 Gran Premi con 5 vittorie in gara, 5 pole position ed un secondo posto nella classifica iridata del 1974 alle spalle del brasiliano Emerson Fittipaldi. Regazzoni – che in seguito ad un grave incidente sul tracciato californiano di Long Beach rimase parzialmente paralizzato per lesioni agli arti inferiori ed alla spina dorsale – vinse la sua prima gara in carriera nella stagione dell’esordio trionfando al volante di una Ferrari nel Gran Premio d’Italia. Oltre alla monoposto del Cavallino, il pilota svizzero guidò anche le vetture delle scuderie Williams, BRM, Shadow ed Ensign. Terminata la carriera di pilota Regazzoni era stato impegnato come commentatore televisivo per l’automobilismo, occupandosi parallelamente di iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della disabilità. Nel suo impegno in favore dei disabili, sia nello sport che nella vita comune, Regazzoni aveva fondato il club «Clay Regazzoni Onlus – Aiutiamo la Paraplegia». L’ex pilota della Ferrari aveva inoltre scritto due libri, «E la corsa continua» ed «È questione di cuore», quest’ultimo vincitore del Premio Letterario del Coni e del Premio Bancarella. Sul suo sito internet Regazzoni teneva un diaro per aggiornare le sue attività di pilota. L’ultima pagina risale alla Due Ore di Misano dello scorso 10 settembre, a cui il pilota svizzero aveva partecipato con una Ford: «Dopo Adria e gli ennesimi problemi di surriscaldamento del motore della Mustang», aveva scritto, «mi sono rotto i cosidetti e ho ordinato un nuovo motore dall’America. Morale: una bomba… dopo il rodaggio in un solo giro lanciato 5 secondi in meno che con il motore vecchio. In gara ho avuto problemi di pressione olio in curva (Moreschi ha montato la coppa vecchia) e sono andato cauto vincendo comunque la categoria».

 

 

 

 

 

 

 

 

Il mondo dei motori sotto choc

Testata:  Il Tempo.

Lauda: «Mi ha insegnato ad amare la vita»Williams: «È stato un gentiluomo». Montezemolo: «Era generoso. Una passione per la Rossa»

La morte Clay Regazzoni l’aveva già vista in faccia. L’aveva beffata quel giorno a Long Beach nel 1980, era riuscita ad uccidergli solo le gambe. E lui con quello stesso spirito guascone con cui l’aveva guardata in faccia quel giorno nel Gran Premio degli Stati Uniti, ha continuato a vivere. «Pensando positivo, amando la vita e vivendola sempre fino in fondo. Questo è quello che ho imparato da lui, soprattutto come uomo, e questo è il più bel ricordo che ho di Clay. Lui mi ha insegnato ad amare la vita». Così Niki Lauda ricorda «l’amico, il fratello» Clay Regazzoni. Il pilota austriaco, che assieme a Regazzoni guidò prima in BRM e col quale poi formò la grande coppia ferrarista dal 1974 al 1977 (mondiale di Lauda nel ’75), ha appreso la notizia della morte di Regazzoni da un giornalista italiano. «Siete stati voi, praticamente, ad informarmi. Per me è stato uno choc, non me lo sarei mai aspettato. Tanto più morire in un incidente stradale. Per uno come Clay mi sembra una beffa del destino». «Clay vinse il primo Gran Premio per la Williams nel 1979 a Silverstone. Quell’evento è stato probabilmente il più importante per la nostra scuderia in Formula Uno». Sir Frank Williams lo ricorda così. «È sempre stato un gentiluomo ed è sempre stato un piacere averlo nel nostro team. Patrick Head (dt del team) ed io e tutti i membri della scuderia lo ricorderemo sempre». «Con Clay Regazzoni scompare un pilota e un uomo coraggioso e generoso che ha sempre interpretato la vita in questo modo. Lo ricordo non solo come un mio pilota in anni indimenticabili, ma anche come un vero appassionato della Ferrari». È questo il ricordo del presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo. «Per lui le corse erano ardimento e sfida da affrontare al limite, dal primo all’ultimo giro. Insieme a lui e a Niki (Lauda) ho festeggiato il mio primo mondiale alla Ferrari, nel 1975, e non posso dimenticare i suoi grandi successi sulle nostre macchine». «È come avere perso un fratello». Queste le parole del commissario della Federcalcio Luca Pancalli. «Io e Clay eravamo legati da una sincera e profonda amicizia, sin dai tempi in cui avevamo costituito insieme la Fisaps (federazione italiana automobili patenti speciali), federazione che oggi fa parte del comitato paralimpico. Quando si perde un amico è sempre molto doloroso, certo che per un grande pilota come lui morire in un incidente d’auto è davvero una beffa del destino. Mi preme ricordare la sua grande voglia di vivere e di stare vicino ai ragazzi disabili». Visibilmente scosso Giacomo Tansini, presidente dell’associazione «Aiutiamo la paraplegia – Club Clay Regazzoni onlus»: «Era appena tornato dall’Argentina. L’ho sentito al telefono verso le 15.15. Poi alle 16.40 la telefonata della brutta notizia. Non ci volevo credere».

 

 

 

 

 

 

 

È morto Clay Regazzoni

Testata:  AdnKronos.

Roma, 15 dic. (Adnkronos/Ign) – Clay Regazzoni è morto in un incidente d’auto. Regazzoni ha perso la vita sull’autostrada A1, tra l’allacciamento tra A1/A15 e Parma in direzione sud. L’ex pilota di Formula Uno viaggiava su un’auto di grossa cilindrata con targa svizzera che si sarebbe scontrata con un camion. L’incidente si è verificato all’altezza del km 101 poco prima delle ore 17. Al momento sono ancora in corso i rilevamenti della polizia stradale. Aveva 67 anni Gian Claudio Giuseppe ‘Clay’ Regazzoni nacque a Lugano, in Svizzera, il 5 settembre del 1939. Una vita, la sua divisa fra la passione per le quattro ruote e l’impegno nel sociale che aveva caratterizzato soprattutto gli ultimi anni della sua vita, quelli seguiti allo spaventoso incidente sul circuito di Long Beach nel 1980 in cui rimase gravemente ferito alle gambe e alla spina dorsale, e che lo costrinse per sempre alla sedia a rotelle. La sua prima vita da pilota è legata indissolubilmente alla Ferrari, la scuderia che lo lanciò in F1 e che venne ripagata, dopo solo quattro gare, con il successo nel Gp di casa, il Gran Premio d’Italia. Dopo una breve parentesi con la BRM, dove conobbe Niki Lauda, fece ritorno nel 1974 alla Rossa e fu artefice proprio in coppia con Lauda del rilancio della casa del Cavallino che in quegli anni vide emergere la figura di Luca Cordero di Montezemolo (all’epoca direttore tecnico). Lasciò di nuovo la Ferrari e dopo due stagioni incolori fu Frank Williams a riportarlo in alto nel 1979: anche in questo caso Regazzoni non deluse le aspettative consegnando alla casa britannica la prima vittoria a Silverstone. L’incidente che interruppe bruscamente la sua carriera avvenne un anno dopo, quando era al volante dell’Ensign. Regazzoni lasciò dopo aver disputato 250 corse dal 1963 al 1980, collezionando 25 primi posti assoluti, 25 secondi posti e 21 terzi posti. Solamente in Formula 1 disputò 132 Gran Premi chiudendo sei volte primo e conquistando 5 pole position. Regazzoni rimase nel mondo dei motori come commentatore sportivo, ma soprattutto diventò negli anni un autentico promotore dell’inserimento dei disabili nella vita e nello sport. Fu fondatore del Club ‘Clay Regazzoni Onlus – Aiutiamo La Paraplegia’ il cui scopo è raccogliere fondi da devolvere a Enti e Istituti che operano nella ricerca sui problemi della paraplegia. Continuò ad alimentare la sua smisurata passione per le quattro ruote partecipando, fra l’altro, ad alcuni raid in Africa e a competizioni con le auto storiche. La sorte ha voluto che perdesse la vita in un incidente stradale.