F1: nel decennale della scomparsa, ricordiamo Clay Regazzoni

Testata: labissa.com.

Scritto da  Paola Montonati

Domenica 20 marzo, in Australia scatterà la prima gara del campionato Formula 1 2016. Occasione per ricordare che il tempio della velocità è sempre Monza e omaggiare i tanti campioni del volante insubri. Dal milanese Alberto Ascari, due volte campione del mondo con la Ferrari (52-53), regalando il primo titolo iridato al cavallino, ultimo italiano a vincere il titolo mondiale, trionfatore della Mille Miglia e della 1000 km del Nürburgring; Luigi Villoresi, discendente di una famiglia nobile che ha fatto la storia e il progresso dell’Insubria; Giancarlo Baghetti, l’ultimo driver del Circus a vincere al debutto un gran premio. I brianzoli Arturo Merzario da Civenna, frazione di Bellagio, autore del salvataggio di Niki Lauda, al grintoso e indomabile Vittorio Brambilla da Monza. Agli sfortunati Riccardo Paletti e Michele Alboreto, con Teo Fabi, Ivan Capelli tutti da Milano.

Ma se parli di F1, il ricordo vola per forza di cose a uno dei più veloci dell’Insubria e dintorni, uno dei più amati di sempre. Clay Regazzoni, nato Gianclaudio Giuseppe in quel di Lugano, Svizzera, il 5 settembre 1939, indimenticabile personaggio del Circus di Formula 1, e non solo.

Pilota e tanto altro, quando le gare di velocità erano veramente uno sport affascinante, rischioso, con temerari alla guida che contavano più della macchina e spesso e volentieri, buttavano veramente il cuore oltre l’ostacolo. Era il periodo in cui non c’erano le gallerie del vento, il controllo elettronico, l’ABS. Era la Formula 1, della classe e della grinta dei piloti sulla macchina, degli sponsor del tabacco, dei grandi, avventurosi progetti avveniristici. Dove il pilota era anche l’ingegnere e sviluppava la macchina per primo, dando vita ad auto dalle sperimentazioni ardite, che videro la comparsa dei primi alettoni, la mitica Tyrell a sei ruote anteriore, dell’effetto suolo della Lotus di Colin Chapman. Le piste non avevano le vie di fuga e il livello di sicurezza di oggi. Le atmosfere ai box e non solo erano molto più genuine, sanguigne, epiche e spesso purtroppo, anche tragiche. La Formula 1 degli anni ’70 e degli inizi degli 80 è stata quella più vera che ci ha consegnato scene ed episodi che non rivedremo più in pista. Ecco, Gianclaudio Giuseppe Regazzoni, detto Clide in famiglia, inglesizzato poi in Clay, è quello che ha rappresentato al meglio tutto questo. Un leone ruggente, negli anni ruggenti della Formula 1. Grande collaudatore, pilota istintivo dalla guida veloce e aggressiva, ma che non ha mai abusato oltre i limiti della vettura. Sicuramente uno coriaceo, che non mollava mai, uno che non cedeva un millimetro all’avversario, particolarmente duro nei duelli corpo a corpo, ma mai scorretto. Fuori dalla pista usciva tutta la sua carica di umanità, la sua forte simpatia immediata che ne facevano una persona di grande fascino. Regazzoni era così come lo si vedeva, dote rarissima. Sempre pronto alla battuta, all’ironia, ad accorrere dagli amici. Cordiale, simpatico, divertente, andava al nocciolo della questione senza girarci attorno. Mettendoci la faccia e non nascondendosi dietro agli altri.

Su questa qualità Clay Regazzoni aveva fondato la carriera di pilota e quella successiva. E sono ancora sempre tantissime le persone che lo ricordano con affetto e raccontano gustosi episodi di cui sono stati protagonisti con lui.

Leggenda vuole che lo storico personaggio di Magnun PI, telefilm cult degli anni 80′, sia stato ispirato da Clay Regazzoni; effettivamente Tom Selleck, fisicamente e con quei baffi lo ricordava moltissimo.

Spirito insubre a mille, partito dalla carrozzeria di famiglia di Mendrisio, arrivato poi in cima al mondo. L’esperienza maturata nell’azienda di famiglia gli permise sin da subito di comprendere al meglio la meccanica e le macchine. Conoscenze che mise a frutto al meglio nella sua carriera, sviluppando molte vetture vincenti in diversi settori della velocità.

Approda tardi alle corse solo nel 1963, all’età di 24 anni, spinto dall’amico Moser, disputando alcune cronoscalate con Mini Cooper e un’Austin-Healey Sprite 950. Nel 1965 prende parte al corso di pilotaggio di Jim Russell, dove si fa notare, guadagnandosi l’ingaggio in Formula 3 su una Brabham-Ford.

Nel 1966 arriva il suo esordio in Formula 2 a Siracusa, sempre con una Brabham, conquistando subito la pole position.

L’anno seguente continua in Formula 3, passando alla bolognese Tecno, con cui vincerà a Jarama, il gran premio di Spagna di categoria. Nel 1968 è sempre alla guida della Tecno, salvandosi miracolosamente da un tremendo incidente occorsogli sul circuito di Monte Carlo. In una dinamica molto simile a quella che è costata la vita a Jules Bianchi, nel gran premio del Giappone 2014.

Regazzoni diventa a tutti gli effetti, un pilota di Maranello già nel 1969. E’ lui l’uomo su cui puntare per cercare la vittoria nell’europeo di Formula 2. Ma la Dino 166 F2, che l’anno precedente aveva ottenuto grandi vittorie sul finire della stagione precedente, non si rivela competitiva, così Clay a metà stagione torna alla Tecno.

Nel 1970 di fatto è un pilota della scuderia Ferrari, ma corre ancora nella Formula 2 sempre con la Tecno, laureandosi campione europeo, vincendo 4 gare su 8. Divide con Ignazio Giunti, la seconda 312B per affiancare nel mondiale Jacky Ickx, che ha gareggiato nelle prime corse dell’anno in solitaria. Giunti fa il suo esordio nel Gp del Belgio, ottenendo un quarto posto. Quindici giorni dopo, il 21 giugno 1970 tocca a Clay al Gp d’Olanda, sulla pista di Zandvoort chiudendo al quarto posto, dietro Ickx.

Torna al volante della 312B a Brands Hatch in Inghilterra. In prova lo scarto da Ickx è di otto decimi, in gara taglia il traguardo ancora al quarto posto attaccato alla McLaren di Denny Hulme. A Hockenheim, conquista la seconda fila, ma in gara si deve ritirare per la rottura del cambio. In Austria fa ancora meglio: secondo in prova, e conquista il primo podio della carriera, secondo dietro al caposquadra belga. E arriva il 6 settembre 1970: Gran Premio d’Italia a Monza si contavano circa 200.000 spettatori, con un’invasione svizzera di 40.000 persone, bardati di tutto punto con bandiere e campanacci vari.

In prova Clay si qualifica al secondo posto, dietro solo a Ickx ma davanti a Jackie Stewart, nella sessione funestata dal tragico incidente di Jochen Rindt. Quando Clay riesce a portarsi al comando imposta poi una gara intelligente, riesce a sfuggire agli attacchi di Jackie Stewart (March) e Jean-Pierre Beltoise (Matra) e vede per primo la bandiera a scacchi, proprio davanti allo scozzese. Un vero e proprio trionfo e da quel momento diventa un po’ il pilota di tutti. Con solo otto gare disputate chiuderà la stagione al terzo posto, alle spalle del compagno di squadra Jacky Ickx e dell’austriaco Jochen Rindt, vincitore del titolo.

Nello stesso anno prende parte anche alla 24 Ore di Le Mans, con vetture Sport Prototipo, al volante della Ferrari 512 S ufficiale, in coppia con Arturo Merzario; rimanendo sempre nelle prime posizioni sino a quando un incidente dovuto alla pioggia, non lo manderà fuori gara.

La stagione 1971 dovrebbe incoronarlo come pilota di successo: ma la Ferrari è fragile e Clay vince solo la Race of Champions di Brands Hatch, non valida per la serie. Però in quella stagione stringe una fortissima amicizia con Mario Andretti, formando una coppia inossidabile dentro e fuori i box. Per anni raggiungeranno le piste sempre assieme, divideranno vacanze e altro, e rimarranno legati per sempre. Altra amicizia sentita sarà quella con Jacques Lafitte. Nel 1972 ha un grave incidente a Nivelles in Belgio che lo costringe a saltare due corse. A causa del protrarsi dello stato di crisi del team di Maranello, Regazzoni ottiene magri risultati: quattro podi e una sola pole. Così nel 1973 passa all’inglese alla BRM, accanto a Beltoise e Niki Lauda. L’anno dopo torna alla Ferrari, suggerendo l’ingaggio del giovane compagno di squadra Niki Lauda. Con lui e l’Ing. Forghieri, sviluppa una delle macchine più vincenti di sempre, la Ferrari 312 T.

In quella stagione il ticinese, sfiora la vittoria nel campionato del mondo. Il titolo lo perde per un problema a un ammortizzatore, all’ultima corsa a Watkins Glen, a favore dell’amico-rivale Emerson Fittipaldi, per soli tre punti. In un triennio la coppia di piloti porta a Maranello due titoli costruttori consecutivi (75 e 76) e uno piloti. Nel 1975 rivince ancora il Gran Premio di Monza, nel giorno in cui Lauda con il terzo posto diventa per la prima volta campione del mondo.

L’incidente di Lauda al Nurburgring, porta la Ferrari a decidere di non partecipare al seguente Gran Premio Austria. Una mossa che toglie a Clay la possibilità di rubare punti preziosi a James Hunt, diretto avversario di Lauda nella corsa al titolo.

Per vari motivi, il rapporto con la Ferrari e soprattutto con il “Drake”, si deteriora e Clay si accasa alla neonata Ensign per il campionato 1977, passando poi alla Shadow nella stagione seguente. Nel 1977 tentò la qualificazione alla 500 Miglia di Indianapolis al volante di una McLaren-Offenhauser del team Theodore, ma ha un brutto incidente in prova. Essendo un pilota molto eclettico Clay ha corso all’epoca della Formula 1 sia con la Fiat X1/9 al Giro d’Italia automobilistico, sia con la Lola Formula 5000 negli Usa, con la De Tomaso Pantera Gruppo 4.

Nel 1979 Frank Williams lo assume nella sua squadra a fare coppia con Alan Jones. All’interno del team inglese però non tutto fila liscio perchè Jones ha tutto dalla sua, dai meccanici, all’arruffianamento con il potente sponsor arabo che tra gli altri nei soci vede un nome particolare, Bin Laden.

Nonostante un ambiente non proprio amichevole Clay non tradisce, sviluppa a meglio la vettura, la velocissima FW07, regalando alla squadra inglese la sua prima storica vittoria a Silverstone oltre diversi buoni piazzamenti, tra cui un secondo posto conquistato a Monte Carlo partendo dal fondo dello schieramento. Nonostante questo a fine stagione non trova conferma con il team anglo-saudita, con il suo posto che viene preso da Carlos Reutemann, già suo sostituto anni prima alla Ferrari.

Così Clay, a quarantun anni, passa o meglio torna nuovamente all’Ensign. Purtroppo a Long Beach, nel Gp Usa 1980, sulla sua monoposto al termine di un lungo rettilineo in piena velocità, cedono i freni. Regazzoni si va a schiantare contro un muretto di cemento. Per la violenta decelerazione si rompe le vertebre e resterà paralizzato alle gambe.

Un incidente che pone termine all’avventura del pilota Regazzoni in Formula 1 dove ha collezionato 139 GP disputati tra il 1970 e il 1980, salendo sul podio 28 volte. Vice-campione del mondo nel 1974 e ha vinto cinque Gran Premi: Monza (70 -75), Nurburgring (74), Long Beach (76) e Silverstone (79).

Incidente che non ferma l’uomo Clay Regazzoni e nemmeno il pilota, anzi gli fa aprire un nuovo affascinante capitolo della sua vita. Il suo spirito indomito e senza paura di niente e di nessuno, gli permettono di superare il trauma psicologico, oltre a quello fisico. Senza mai piangersi addosso, senza che essere considerato un caso umano. S’impone nuovamente e ulteriormente come persona di qualità fronte a tutti. Clay Regazzoni, in questa nuova veste ha donato speranza a chi pensava che un handicap impedisse una normale vita quotidiana. E’ rimasto nell’ambiente delle corse, diventando telecronista, ha proseguito a correre, ha insegnato e si è impegnato a fondo per le persone disabili. Dopo l’incidente di Long Beach ha gareggiato con una Porsche turbo, ha preso parte più volte alla Parigi-Dakar, ha corso in kart, sulle vetture d’epoca, è diventato uno specialista dei grandi raid. Senza mai mollare un millimetro come quando era in pista. Dei tanti racconti che riguardano Regazzoni uno riguarda proprio il raid Parigi-Dakkar, quando ebbe un grave incidente con il camion con cui partecipava. Il mezzo bruciò e il copilota una volta estratto lo stese a terra e lì si addormentò come se niente fosse, nonostante che nelle vicinanze ci fossero degli animali selvatici, non proprio amichevoli. Il mattino il copilota s’incamminò alla ricerca di aiuto, Clay immobilizzato, rimase da solo per diverse ore senza possibilità di muoversi, senza nessun problema.

Le sue attività in favore dei disabili, lo portarono non solo a essere un esempio di vita, ma portò anche innovazioni pratiche nel modo di guidare per le persone con handicap. Nel 1994, fondò l’associazione “Clay Regazzoni, Onlus-Aiutiamo la Paraplegia”, per raccogliere fondi da devolvere a Enti e istituti che operano nella ricerca sui problemi dei paraplegici legati, tuttora attiva e sostenuta dalla famiglia Regazzoni.

Clay ha raccolto tantissimi soldi, versati per la maggior parte all’Ospedale di Magenta. Nel 1995 Clay è tra i membri fondatori dell’Istituto internazionale per la ricerca sulla paraplegia (IRP) di Ginevra, per il quale s’impegna in prima persona, mettendoci la sua faccia, le sue amicizie, per il raccogliere fondi. Mettendoci sempre il cuore.

Regazzoni si ritrova anche scrittore di due libri: “E’ questione di cuore” vince anche il Premio letterario del Coni e il Premio Bancarella, poi tocca a “E la corsa continua”.

Trova la sua fine, facendo quello che più gli piaceva, guidando e non poteva essere altrimenti. Un incidente d’auto avvenuto il 15 dicembre 2006, sull’autostrada A1 all’altezza dello svincolo con la A15 Parma-La Spezia. Secondo i risultati dell’autopsia, Regazzoni era deceduto alla guida a causa di un malore già prima dell’incidente mentre guidava la sua Chrysler Voyager.

Merita una visita la sua tomba al cimitero di Porza, da cui si gode una splendida vista di Lugano. E soprattutto il “Memorial Room Clay Regazzoni” (www.clayregazzoni.com), una struttura voluta dalla famiglia e realizzata a Lugano-Pregassona: vi trovano posto alcune delle sue auto con le quali ha preso parte alle più importanti gare, i trofei da lui conquistati sulle piste e sulle strade di tutto il mondo, oltre a spettacolari fotografie e documentari. La sua memoria e la sua opera a favore dei disabili continuano ancora, si tratta di un’iniziativa senza scopo di lucro, finalizzata a sostenere la ricerca e lo sviluppo attraverso la fondazione IRP e il Club Clay Regazzoni Aiutiamo la Paraplegia. Chi volesse visitare il “Memorial” può prenotarsi al numero telefonico 0041919726833 oppure inviare una mail a info@clayregazzoni.com.

Per quelli che oggi hanno sessant’anni o giù di lì, ma non solo, Clay Regazzoni è stato un amico, un mito, un modello, qualcuno da amare.

Ha corso sulla Ferrari e questo è già un merito, ha corso come un uomo, non come un ragioniere alla Lauda, trattando ogni corsa come un’avventura.

Un sorriso disarmante, affascinante e guascone, vip prima che quest’acronimo esistesse, sopra le righe quel poco che bastava, gentiluomo sempre.

 

 

 

Grazie Clay

Testata: Ruoteclassiche.

Si è recentemente svolto a Spino d’Adda (Lodi) il 22° Gran Premio Internazionale della solidarietà organizzato dal Club Clay Regazzoni. Nel corso della serata. l’ospite d’onore René Arnoux ha consegnato ai responsabili dell’ospedale Niguarda di Milano un assegno di ben 31 mila euro, frutto di donazioni varie, che servirà a finanziare alcuni progetti importanti, in cantiere per curare nel migliore dei modi la paraplegia giovanile.

 

 

 

 

Il Clay Regazzoni è andato in visita alla Maserati di Modena

Testata: Il Cittadino.

Una presentazione in formato originale ed esclusivo quella effettuata dal Club Clay Regazzoni, noto per le sue iniziative solidaristiche a favore della lotta contro la paraplegia , per quanto riguarda la tessera dell’associazione targata 2016. Per ufficializzarla, una delegazione del sodalizio si è recata alla Maserati di Modena per una visita allo stabilimento della famosa azienda automobilistica, da sempre vicina al “Regazzoni”. Componevano la delegazione il fondatore e presidente onorario Giacomo Tansini, il presidente effettivo donGigiAvanti, Luciano Codazzi, Alberto Maletti e la fotografa Costanza Brocchieri. Nell’occasione della trasferta il club ha inteso premiare alcuni suoi sostenitori che da anni collaborano alla raccolta di fondi da ridistribuire a fine stagione alle cliniche specializzate nella ricerca contro la paraplegia: si tratta diGiuseppe Belloni, Roberto Tansini, Lorenzo Chiesa, Gianluca Ripamonti. La comitiva, in terra emiliana, è stata accolta nella “hall” dell’azienda dove sono esposte le nuove Maserati e l’unica Mc 12, vettura da competizione,omologatada strada: ariceverlaeranoGiorgioManicardi, memoria storicadellaMaserati, le signore Claudia casarini e Valeria Roncaglia,dell’ufficio comunicazioni, grande sostenitrici del “Regazzoni“ edallequali ladelegazione lodigiana ha consegnato le prime due tessere della ventitreesima stagione del sodalizio. Dopo le foto di rito, ecco la visita allo stabilimento dove vengono montate lemagiche vetture dell’azienda, oltre alla stupenda Alfa Romeo 4C. Il signor Giorgio Manicardi ha illustrato ogni dettaglio della catena dimontaggio, intrattenendo i visitatori nei minimi particolari sulle vicende del Tridente. Conclusione di nuovo nella “hall” dell’azienda per gli omaggi targati Maserati e per la presentazione ufficiale della tessera 2016 del Club Clay Regazzoni. È dunque ufficialmente aperta la campagna tesseramento della stagione: i soci e gli appassionati sono pregati di accomodarsi.

 

 

 

 

L’uomo che non sapeva arrendersi

Testata: Il Giornale del Popolo.

Esattamente 9 anni fa moriva in un incidente stradale l’indimenticato Clay Regazzoni. La carriera e la vita di uno dei personaggi di spicco dello sport ticinese e svizzero. La sofferenza e le vittorie.

di Gabriele Botti

Quando nel 2000 Clay Regazzoni venne nominato, con Michela Figini, sportivo ticinese del secolo, nessuno si meravigliò e nessuno scosse la testa. Furono tutti d’accordo e contenti. Nato il 5 settembre 1939 e cresciuto a Porza, Clay ha incarnato la figura del vincente, sia quando correva, sia successivamente, quando dopo l’incidente di Long Beach rimase paralizzato e fu costretto su una sedia a rotelle. Era il 30 marzo 1980. Da lì prese avvio una nuova vita che, se la osserviamo con un minimo di attenzione, è stata però molto simile a quella precedente. Una vita da vivere tutta d’un fiato, senza piagnistei e con la voglia matta di confrontarsi con i propri limiti e con gli altri.

Clay morì il 15 dicembre 2006, esattamente 9 anni fa. Aveva 67 anni e la sua vita si spense, causa un malore, lungo l’autostrada A1 all’altezza dello svincolo di Fontevivo con l’A15 Parma-La Spezia. I funerali si svolsero nella chiesa del Sacro Cuore di Lugano alla presenza di tantissima gente, tifosi, amici, tra cui Niki Lauda e Jackie Stewart. Un’ultima dimostrazione di affetto e di rispetto. Clay riposa da allora nel cimitero della sua Porza.

LA CARRIERA – Dopo l’apprendistato di carrozziere nella ditta dello zio a Mendrisio – «e spinto dall’amico Silvio Moser», così recita la sua biografia ufficiale – nel 1963, all’età di 24 anni, Clay debutta nelle corse disputando alcune cronoscalate con una Austin-Healey Sprite 950. Nel 1965 prende parte al corso di pilotaggio di Jim Russell e risulta essere il migliore, guadagnandosi l’ingaggio in Formula 3 su di una Brabham-Ford.

Disputa la sua prima gara di Formula 2 nel 1966 a Siracusa, sempre con una Brabham, dove coglie la pole position. L’anno seguente disputa varie gare in F3, salvandosi miracolosamente in un incidente occorsogli sul circuito di Monte Carlo. L’anno della sua definitiva consacrazione è però il 1970, quando diventa campione europeo di Formula 2 con la Tecno, vincendo 4 su 8. Sempre nel 1970 fa un debutto sensazionale in Formula 1 con la Scuderia Ferrari: va subito a punti ottenendo il 4° posto al Gran Premio d’Olanda e dopo quattro gare vince il Gran Premio d’Italia. Il 6 settembre 1970 a Monza si contavano 200.000 spettatori e 40.000 arrivavano dalla Svizzera!

Clay termina il campionato al 3° posto, alle spalle del compagno di squadra Jacky Ickx e di Jochen Rindt. Dopo una “pausa”, nel ’74 torna alla Ferrari, suggerendo a Enzo Ferrari l’ingaggio del giovane austriaco Niki Lauda e andando a formare, con il direttore sportivo Luca Cordero di Montezemolo e il direttore tecnico Mauro Forghieri, la base del gruppo che riporterà la Rossa ai vertici mondiali. In un triennio la coppia di piloti porta a Maranello due titoli costruttori (nel 1975 e nel 1976).

Clay raggiunge nel 1974 il suo miglior piazzamento nel mondiale piloti, secondo a sole 3 lunghezze da Emerson Fittipaldi. Ma per vari motivi, il rapporto con la Ferrari si deteriora e Clay si accasa alla neonata Ensign nel 1977, e poi alla Shadow nel 1978. Nel 1979 Frank Williams lo assume nella sua squadra a fare coppia con Alan Jones e Clay non tradisce, regalando alla squadra inglese la sua prima vittoria a Silverstone e diversi buoni piazzamenti (tra cui un 2° posto conquistato a Montecarlo, partendo dalle ultimissime file dello schieramento).

Tornato all’Ensign, Clay chiude in modo drammatico la sua carriera a Long Beach. Pur costretto su una sedia a rotelle, non ha mai abbandonato  il mondo dei motori partecipando ad alcune gare rallystiche su vetture con comandi modificati, e rivelandosi ottimo commentatore sportivo, oltre che instancabile promotore dell’inserimento dei disabili nello sport: in questo senso, è stato nel 1993 uno dei fondatori della Federazione Italiana Sportiva Automobilismo Patenti Speciali (FISAPS).

PER GLI ALTRI – Leggiamo da un articolo a lui dedicato: «Clay ha saputo affrontare come pochi la sventura di finire su una sedia a rotelle negli anni del suo massimo fulgore professionale, piegando questa tragedia in uno slancio per compiere nuove imprese positive». Su tutte spicca l’associazione Clay Regazzoni Onlus-Aiutiamo la Paraplegia, costituita nel 1994 per raccogliere fondi da devolvere a Enti e Istituti che operano nella ricerca sui problemi legati, appunto, alla paraplegia. Nei suoi anni di attività, la Onlus – tuttora attiva e sostenuta dalla famiglia Regazzoni – ha raccolto tantissimi soldi, versati per la maggior parte al reparto di Uroparaplegia dell’Ospedale di Magenta. Attualmente il Club conta oltre 900 sostenitori.

Nel 1995 Clay s’impegna tra i membri fondatori dell’Istituto internazionale per la ricerca sulla paraplegia (IRP) di Ginevra, una prestigiosa fondazione che finanzia gli studi scientifici del settore in tutto il mondo. Perseguire tali obiettivi richiede naturalmente disponibilità ingenti e Clay mette a disposizione la sua immagine e le sue relazioni per contribuire al reperimento di fondi ovunque ciò sia possibile. E – citiamo un passo del libro di Cesare De Agostini e Gianni Cancellieri “Regazzoni, è sempre questione di cuore” – «fino all’ultimo dei suoi giorni sempre con la stessa grande generosità dissimulata da quel sorriso o quell’alzata di spalle con cui voleva convincere tutti di aver fatto niente di più che la cosa giusta».

SCRITTORE – Clay è anche autore di due libri: “È questione di cuore” (vincitore del Premio letterario del Coni e del Premio Bancarella) e “E la corsa continua”.

 

 

 

 

Club Regazzoni, un premio meritato

Testata: Il Cittadino.

Un importante premio internazionale dedicato alla memoria di Clay Regazzoni è stato ritirato dall’omonimo club lodigiano impegnato nell’aiutare la lotta per combattere la paraplegia. La cerimonia è avvenuta nella prestigiosa «Sala Melli» di via Palestro a Milano ed è stata organizzata dalla Società Svizzera diMilano. Si tratta del Premio Internazionale «Myrta Gabardi» con il quale si intende onorare la memoria dell’indimenticabile campione ticinese della Formula Uno che ha voluto legare il suo nome al Lodigiano attraverso la attività del «Club ClayRegazzoni» che raggruppa centinaia e centinaia di appassionati del grande motorismo e che da ventidue anni raccoglie fondi per combattere appunto la paraplegia.Regazzoni era famoso in tutto ilmondo ed ha colpito la fantasia di tutti anche la sua straordinaria capacità di reagire alla sfortuna di essere diventato un paraplegico.Aritirare il premio è stato Giacomo Tansini, fondatore del sodalizio paullese. Il quale premio è stato voluto dai genitori di MyrtaGabardi, giovane donna scomparsa prematuramente, dopo essere stata impegnata con tutte le sue forze nel campo sociale. Il premio viene dedicato ogni anni ad artisti del canto, concertisti, scrittori, giornalisti, testate radiofoniche e di carta stampata che si sono distinti nei vari campi culturali e sociali. Al settimo cielo Giacomo Tansini: «un riconoscimento che gratifica la pluriennale attività del nostro club a favore della lotta contro la paraplegia»

Ricerca sulla paraplegia. A Spino cena benefica nel nome di Regazzoni

Testata: La Provincia.

SPINO D’ADDA — Una doppia finalità: celebrare i 40 anni dalla seconda vittoria a Monza del mitico pilota della Ferrari Clay Regazzoni e raccogliere ben 31mila euro in favore della paraplegia. Si è tenuta nei giorni scorsi in un ristorante del paese la nona cena ‘Gran premio della solidarietà’ in memoria di Regazzoni, organizzata dall’omonimo club di appassionati di auto e tifosi Ferrari che ha sede a Corte Palasio nel Lodigiano, ma conta decine di soci anche a Dovera e nel resto del Cremasco. Tra gli ospiti l’ex pilota Ferrari René Arnoux, il giornalista televisivo Paolo Del Debbio, Maria Pia e Alessia Regazzoni, rispettivamente moglie e figlia del pilota svizzero e promotrici dell’associazione ‘Aiutiamo la Paraplegia’ ra pp re se nt at a alla cena dal consiglio direttivo, a cominciare dal presidente don Luigi Avanti e dal socio fondatore e presidente onorario Giacomo Tansini. I fondi serviranno a sostenere i centri di riabilitazione di Mozzo (Bergamo) e Montecatone (Imola), a cui verranno destinati 7.500 euro ciascuno. Altri 16.000 euro andranno all’ospedale Niguarda di Milano, rappresentato da Michele Spinelli, neo direttore dell’unità spinale. Un riconoscimento è stato assegnato anche a Maurizio Senna della scuderia Ferrari club di Sant’Angelo Lodigiano.

 

 

 

 

 

 

Dal Club ‘Regazzoni’ un sostegno a tre enti paraplegici

Testata: Il Cittadino.

Come sempre, una serata da annali della simpatia. Quella celebrata nelweek end dal Club Clay Regazzoni presso il grande salone del “Canadi”, riva sinistra dell’Adda appena dopo il ponte diBisnate in territorio diSpino d’Adda, è stata la 22esima edizione del “Grand Prix della Solidarietà”, rimpatriata di fine anno riservata ad appassionati del grandemotorismo (circa 300 i partecipanti) per distribuire contributi a istituti di ricerca per combattere la paraplegia.Sodalizio appoggiato dal defunto pilota ticinese quando era in vita, il “Regazzoni” è solito promuovere iniziative gradevoli, nel proprio campo, nel corso dell’anno durante le quali raccoglie contributi da assegnare a fine stagione. Il “bottino” dell’anno è stato di 31mila euro, ripartiti all’Unità Spirale dell’Ospedale Maggiore di Niguarda, al Centro Disabili di Curno e alla Casa Anna Guglielmi di Montecatone e ritirati dai rispettivi rappresentanti legali.A fare gli onori di casa ci hanno pensato il presidente don Gigi Avanti, il “prete dei piloti”, oltre che parroco di Cadilana, con il suo primo collaboratore Giacomo Tansini, anima del popolare sodalizio. Come sempre, la serata è stata concentrata sul significato e il contenuto della rimpatriata, condito anche da filmati che hanno aiutato a percorrere la stagione del “Regazzoni”. Tra gli ospiti, oltre alla famiglia Regazzoni (la vedova Maria Pia e la figlia Alessia), anche Paolo Del Debbio e il pilota di Formula Uno Renè Arnoux, amico personale del conduttore ticinese. All’ultimomomento è venuto amancare, per un disguido, Maximiliano Sontacchi, pilota motoristico paraplegico e titolare di una scuola guida per disabili. Presente anche l’allenatore delle giovanili del Milan Monguzzi, che ha portato in dote una maglia di Paolo Maldini con autografo. Messa all’asta, è stata aggiudicata a Franco Venturini di Milano. Ancora una volta, dunque, una serata positiva e all’insegna della solidarietà per di chi soffre di paraplegia.

 

 

 

 

 

 

Il Club Regazzoni per i disabili

Testata: Il Giorno.

SPINO D’ADDA DONATI OLTRE TRENTAMILA EURO

SPINO D’ADDA -OLTRE trentamila euro distri-buiti agli istituti di ricerca sulla paraplegia: per il ventiduesimo anno consecutivo, dopo la tragica scomparsa del pilota ticinese, il Club Clay Regazzoni, popolare sodalizio lodigiano che raggruppa centinaia di appassionati del gran-de motorismo, ha seminato aiuti con grande generosità. Lo- ha fatto nel corso del «22esimo Grand Prix della Solidarietà» celebrato nel weekend al Canadì di Spino d’Adda. In ricordo di Regazzoni era presente la sua famiglia (la vedova Maria Pia e la figlia Alessia), tra gli altri ospiti illustri anche Paolo Del Debbio (nel-la foto, a destra) e il famoso pilota di Formula Uno Renè Arnoux, pure lui ex Ferrari e grande amico di Clay Regazzoni. Per un improvviso contrattempo fisico non ha potuto partecipare Maximiliano Sontacchi, pilota paraplegico e titolare di una celebre scuola scuola per disabili. A fare gli onmori di casa don Gigi Avanti, presidente del club e parroco di Cadilana. I contributi sono stati assegnati all’unità spirale dell’ospedale Maggiore di Niguarda, al Centro Disabili di Cumo e alla Casa Anna Guglielmi di Montecatone.

Luigi Albertini

 

 

 

 

 

 

Torna il Grand Prix sulla solidarietà

Testata: Il Cittadino.

Si celebra sabato 28 alle 19 la 22esima edizione del “Grand Prix della Solidarietà”, l’annuale rimpatriata di appassionati del grande motorismo organizzata dal Club Clay Regazzoni nel salone del “Canadi”, riva sinistra del fiume Adda, appena dopo il ponte lodigiano di Bisnate in direzione Crema. Nell’occasione il popolare sodalizio distribuirà agli istituti di ricerca sulla paraplegia i fondi raccolti nel corso delle sue manifestazioni promosse durante l’anno (si vocifera di circa 30mila euro).Molti gli ospiti presenti all’evento, tra cui i familiari del pilota scomparso. Si tratta della nona edizione senza la presenza di ClayRegazzoni.

 

 

 

 

 

 

 

Rombano i motori della solidarietà con il Grand Prix del Club Regazzoni

Testata: Il Cittadino.

Rimpatriata di appassionati di motorismo domani, sabato 28 novembre (ore 19), nell’abituale grande sala del ristoranteCanadì diSpino, riva sinistra del fiume appena oltre il ponte di Bisnate.Siamo al 22esimo “Grand Prix della solidarietà”, splendida invenzione del Club Clay Regazzoni che ama unire i sostenitori della Formula 1 ai valori dell’aiuto verso chi ha bisogno, nella fattispecie nei riguardi della paraplegia. Occasione propizia, nel bel mezzo della festa, per assegnare i fondi raccolti dal popolarissimo club nel corso dell’anno a quelle istituzioni sanitarie che si occupano per l’appunto di ricerche sulla paraplegia. Per la cronaca, si tratta della nona edizione senza la presenza del compianto fuoriclasse ticinese che, oltre a dare il nome al club, ne aveva sensibilizzato, da vivo, la politica solidaristica. In compenso, come nelle precedenti otto edizioni, sarà presente al gran completo la famiglia di Regazzoni (moglie e figli). «Chi desidera partecipare e non si è ancora prenotato – sottolinea il presidente don Gigi Avanti, parroco di Cadilana e famoso come il “prete dei piloti” – è ancora in tempo a farlo, sia direttamente dame alla parrocchia di Cadilana, sia da Giacomo Tansini, il coordinatore principe del nostro gruppo a Paullo».