Testata: Il Cittadino.
L’INTERVISTA. DON GIGI AVANTI
LUIGI ALBERTINI
Un prete, una passione per i motori, un museo della Formula Uno. Il prete è don LuigiAvanti (per gli amici, don Gigi e basta): lui ha scelto la vita sacerdotale, che svolge con totale dedizione, ma nel “tempo libero” coltiva una forte simpatia per il rombante motorismo, quello per intenderci da pista agonistica. Il museo è quello aperto nel salone al primo piano della chiesa di Cadilana, frazione di Corte Palasio, di cui don Gigi è parroco. Classe 1945 (è nato il 10 dicembre a Lodi Vecchio), don Gigi venne ordinato sacerdote il 28 giugno 1969 dal vescovo del tempo monsignor Tarcisio Vincenzo Benedetti. Collaboratore parrocchiale a Salerano sul Lambro dall’ottobre1969, quindi a Mulazzano dal luglio1975 (dove ha conosciuto Giacomo Tansini, suo grande amico, fondatore e presidente onorario del Club Clay Regazzoni al quale il museo è dedicato), a Graffignana dal 1983,quindi il salto alle piene responsabilità come parroco a Gradella dall’agosto1988, infine parroco a Cadilana dal 1994, ora anche titolare della parrocchia di Abbadia Cerreto.
Don Gigi, come spiega questa sua passione per il grande motorismo?
«Nulla di particolare: è un hobby come tanti altri ed il fatto di essere prete non hamai proibito di avere qualche passione. fermo restando che la mia prima missione rimane quella di sacerdote. Potrei aggiungere che i motori mi sono sempre piaciuti, sin da ragazzo, specie nei risvolti sportivi ed agonistici Una passione che in anni giovanili non ho mai potuto abbinare ad una vettura capace di regalarmi emozioni per la semplice ragione che non avevo i soldi per acquistarla: la mia prima automobile è stata una semplicissima Fiat 500. Nel 1970, le svelo un mio segreto, mi venne offerta la possibilità di accedere ad una Mini 850, che al tempo era una forza della natura in fatto di motore: è stata la mia grande conquista personale. Una passione che comunque mi ha portato a presiedere una associazione “onlus” che predica la solidarietà, un valore primario nella dottrina della fede, nella fattispecie per coloro che sono costretti a vivere sulla carrozzella,vale a dire i paraplegici».
Lei si riferisce ovviamente al ClubClay Regazzoni…
«Appunto. Presiedo l’associazione dal 2009 ed opero al fianco del fondatore GiacomoTansini, che è presidente onorario ed autentica anima buona della solidarietà».
Ma l’attività per assecondare la voglia di grande motorismo come si è sviluppata?
«Quando ero parroco a Gradella ho incontrato Ivo Misani, purtroppo poi defunto prematuramente: lui faceva l’orafo a Milano,ma abitava a Rivoltad’Adda ed aveva uno studiolo anche a Gradella. Ci siamo confidati la reciproca passione per i motori ed abbiamo cominciato a pensare in grande. Ricordo che facevamo scorte di magliette sportive, di adesivi delle grandi case motoristiche, spille celebrative e quant’altro faceva pensare all’automobilismo sportivo. Siamo persino riusciti a venire in possesso di un bolide di Formula Uno della Scuderia Italia, già pilotata, pensi, da Alboreto e Badoer. Lei mi dirà:ma cosa ne facevate di un bolide? Semplice, lo si esponeva nelle rassegne per la raccolta di fondi da destinare alla solidarietà»
Tanto è vero che, una volta assunta la carica di parroco di Cadilana, la frazione ha cominciato a diventare una “capitale” del motorismo…
«Non è il caso di farla così grossa: diciamo che abbiamo iniziato con la famosa rassegna di vetturesportive a fine aprile, con l’aggiunta della partecipazione di piloti esperti che si sono sempre resi disponibili per “scorrazzare” in brevi tragitti i visitatori a seguito di una loro piccola offerta. Questo spiega come siamo riusciti a raccogliere mezzi per la solidarietà. Dal 1996, se non ricordo male, abbiamo abbinato anche le auto storiche facendo nascere un vero e proprio raduno di vetture importanti abbinandoci al Club Clay Regazzoni e dalle sue finalità. Lui, il grande Clay, è stato naturalmentenostro ospite: Cadilana era diventata casa sua. Ricordo che ad una edizione vi partecitò dopo che aveva finito un rally con la Ferrari Daytona: fu un anno memorabile».
Con Clay Regazzoni lei aveva instaurato lei aveva instaurato un rapporto di grande amicizia…
«Grande ed indimenticabile: era un personaggio di enorme umanità ed io volentieri mi sono messo a servizio della causa, quella della lotta contro la paraplegia, che lui ha voluto avviare tramite il club fondato con GiacomoTansini. Un uomo vero, del quale potrei raccontare mille aneddoti. Ricordo che nel 2003 lo portai a Graffignana, dove ero stato come collaboratore parrocchiale prima di diventare parroco a Gradella. Venne con noi in quella circostanza anche Granellini, il famoso ciclista che, dopo un terribile incidente in gara, vive pure lui in condizioni di paraplegico: l’incontro,memorabile, l’abbiamo tenuto nella palestra del plesso scolastico. Cley lo conobbi per la prima volta di persona ad una cena a Comazzo organizzata da Tansini: in quella occasionemi confessò di avere fatto da bambino il chierichetto, confessandomi che amava bere il vino che il suo parroco usava per la messa. Sì, posso dire che tra me e Clay c’è sempre stata grande stima reciproca e devo dire che fondamentalmente lui era un credente».
La sua perdita è stata avvertita in maniera profonda da quanti amano il grande automobilismo.
«Può dirlo forte: in suo ricordo abbiamo intitolato ufficialmente il museo qui a Cadilana. La cerimonia è avvenuta il 26 novembre 2016, presenti Minardi, nome prestigioso del grande motorismo, il tecnico della Ferrari ingegner Tredozzi ed una fila di personaggi. Regazzoni era un mito: accanto alla sua straordinaria umanità, amava davvero lo sport ed in particolare si batteva come un leone per combattere la paraplegia. Davvero una coraggiosa battaglia la sua, che noi ci sentiamo di portare avanti con fede e dedizione. Anche la sua famiglia ci è sempre molto vicina, nonostante risieda in Svizzera, la patria di Clay».
Lei, don Gigi, viene chiamato il “prete dei piloti”…
«Non nego di conoscere molte delle piste in cui avvengono le gare di automobilismo e di motociclismo. Così come non nego di conoscere moltissimi piloti e personaggi del variegato mondo dei motori. Posso farle qualche nome: Ivan Capelli, già pilota di Formula Uno ed ora commentatore televisivo. E poi i vari Montermini, Zanardi (altro paraplegico), Papise Bobbi (che è stato mondiale di Gran Turismo). Le cito anche il defunto Umberto Masetti: pensi che,alla sua scomparsa, lo vestirono con una tuta da pilota di motociclismo con stampato anche lo stemma del Club Regazzoni. Tra i piloti defunti ricordo pure il povero Alboreto. Ho conosciuto Giacomelli e il grande Giancarlo Minardi, personaggio principe del “ranking” automobilistico mondiale, con il quale persiste una cordialissima amicizia. Le cito anche il codognese Michele Bartyan e potrei continuare fino a domani, ma basta così. Molti di costoro sono stati coinvolt iconpiacere e disponibilità nella causa del Club Clay Regazzoni e questo,mi creda,è davvero appagante»
Veniamo almuseo di Cadilana…
«Fresco di restauro per interessamento esplicito della famiglia del pilota, è dedicato a ClayRegazzoni per la causa della paraplegia,mediante l’associazione onlus omonima. C’è un bel sottotitolo, raffigurato con il viso di Clay: dice “E la corsa continua…”, lui, Regazzoni, con la tuta da corridore, il berretto e quei suoi inconfondibili baffi, sorridente e lieto, come a dire “dateci una mano per farci considerare cittadini normali”. Il museo è diretto da un consiglio da me presieduto, con Giacomo Tansini fondatore presidente onorario, Luciano Codazzi vice presidente, Giovanni Secchi tesoriere e poi i consiglieri Fabrizio Bellani, Guido Bertoli, Giorgio Identici, Gian Carlo Minardi (si,proprio lui), Costanza Brocheri, segreteria con Francesca Codazzi e Alberto Maletti».
Vogliamo dire cosa contiene, tra l’altro, ilmuseo?
«Intanto, al centro il famoso bolide di Formula Uno straordinariamente affascinante ed accattivante. Poi ci sono parecchi modellini di vetture agonistiche,diversi trofei, una serie corposa di tute originali da pilota offerte da campioni, ma anche una bella serie di caschi di gara, tra cui quelli di Regazzoni, Niky Lauda, Ivan Capelli e altri. Insomma, il museo merita il tempo di una bella visita per via della sua assoluta originalità e curiosità. Per accedervi consiglio di contattarmi personalmente al cellulare numero 338.3421021: sono eternamente disponibile, salvo ovviamente quando assolvo gli impegni parrocchiali o sto dicendo messa. Le visite sono possibili per gruppi di appassionati e per scolaresche».
Ripetiamo le finalità del museo e della associazione?.
«Raccogliere fondi da destinare in beneficenza per la ricerca scientifica a favore dei paraplegici, far conoscere i problemi legati alla paraplegia, rendere possibilel’utilizzo di terapie, protesi ed ogni altro ritrovato scientifico utile al miglioramento delle condizioni di vita e di salute dei pazienti paraplegici. La raccoltadi fondi, lo ricordo, avviene tramite le nostra campagna tesseramento (quindi a tutti è possibile diventare nostri soci), manifestazioni ufficiali, partecipazione ad eventi sociali, donazioni, ma anche contributo del 5×1000.
Don Gigi, la passione è sempre grande…
«Assolutamente sì. Mi sento ancora carico di entusiasmo, giusto come la mia fede religiosa: contento e felice di fare il prete, ma anche di dedicarmi, mediante una passione assolutamente normale, a chi ha bisogno di aiuto»