Testata: Il Cittadino.
LUIGI ALBERTINI Difficile trovare un personaggio del suo spessore, sintesi perfetta tra passione travolgente per l’automobilismo agonistico, quello per intenderci della Formula Uno, ed una smisurata voglia di solidarietà nei confronti di quanti sono affetti da paraplegia, costretti cioè a vivere su una carrozzella. Sintesi che si è realizzata in Giacomo Tansini, paullese fondatore del Club Clay Regazzoni, il mitico pilota della Ferrari divenuto paraplegico dopo un brutto incidente automobilistico. Tansini è l’emblema vivente della lotta alla disabilità e in venti anni di travolgente entusiasmo ha distribuito agli istituti di ricerca centinaia di migliaia di euro nella disperata rincorsa ai rimedi clinici ad una malattia altamente invalidante. Un credo che gli era stato trasmesso personalmente dal suo grande amico Clay Regazzoni. I due si intendevano a meraviglia, benché amassero “litigare”di sovente, come di regola accade tra persone che si stimano e che perseguono i medesimi obiettivi. Il sodalizio vanta un grosso numero di iscritti sparpagliati letteralmente in mezza Italia, forse anche di più, ed ogni anno, l’ultimo sabato del mese di novembre, chiama a raccolta gli appassionati nel grande ed accogliente salone del “Canadì”, a mezza strada tra Bisnate di Zelo Buon Persico e Spino d’Adda, per il tradizionale “Grand Prix della Solidarietà”. Tansini, siamo stati esaustivi? «Direi proprio di sì ed in effetti il nostro è un club un po’ speciale. Intanto, il mio biglietto da visita: sono nato il 22 agosto1955 e mamma Teresa mi diede alla luce all’ospedale di Lodi. Papà Pietro era originario di Turano Lodigiano, una famiglia povera di contadini costretti a migrazioni: nel novembre del ‘54 avvenne il trasloco alla cascina Cossago di Paullo, dove sono cresciuto, frequentando malvolentieri (mi scuso per la franchezza,ma scoprirò poi che anche Clay Regazzoni era della mia medesima pasta) la scuola. All’età di 14 anni ecco il passaggio a Paullo, dove trovo lavoro in una fabbrichetta e con i primi guadagni papà Pietro mi concede l’acquisto di un ciclomotore,che con maestria viene subito manomesso per aumentarne la potenza. Ogni tanto era di prammatica una scappatella al circuito di Monza per… lucidarmi la vista. Mi ricordo che la prima volta che ho visto da vicino Clay Regazzoni è stato nel settembre del 1970 quando vinse la sua prima gara in Formula Uno alla guida di una Ferrari: in quella occasione ci fu l’invasione della pista, io sono riuscito a prendere al volo il cappellino lanciato da Clay. Da allora il mio smisurato tifo per Regazzoni e naturalmente per la Ferrari è diventato smisurato. Tre mesi dopo mi sono di chiarato ad Anita: ci siamo sposati il 18 settembre1977 e il nostro matrimonio ci ha regalato due figli, Roberto e Fabrizio». I motori sono sempre stati la sua passione… «Vero. Frequentando con alcuni amici l’autodromo di Monza ho avuto modo di conoscere dei meccanici del grande automobilismo, compreso il capomacchina di Clay Regazzoni, valeadire Giulio Borsari. È stato lui ad invitarmi per la prima volta a Maranello in occasione delle prove su pista. Ora ci vado ogni quindici giorni, ho più amici là che a Paullo. Agli inizi del 1974, ecco la mia seconda macchina, una Fiat 127: subito marmitta doppia, ruote più larghe, il tutto per la solita passionaccia. Con un amico andiamo a Maranello ed eccola prima foto con Clay, i primi autografi. Conosco in quel tempo un prete, don Gigi Avanti, che opera a Mulazzano e che guida una Mini Cooper:diventiamo amici e scopro che il religioso vanta la mia medesima grande passione per le auto. Confesso che avrei voluto diventare pilota, ma dove trovavo i soldi per farlo? E poi bisogna saper andare davvero forte, e a me manca quel coraggio. Molto più modestamente sono diventato istruttore di scuola guida». Poi i rapporti con Regazzoni… «L’ho incontrato spesso in questi miei pellegrinaggi a Maranello. In pubblico gli davo dei lei, ma a tu per tu c’era ormai piena confidenza. Ricordo che la stessa cosa la faceva Enzo Ferrari. Clay risiedeva alla periferia di Maranello e quindi ci era facile incontrarlo per gli autografiai miei amici: lui sapeva imitare molto bene la firma di Lauda e mi diceva sempre che si sentiva autorizzato a farla dal suo amico pilota austriaco. Dal 1977 Clay lasciala Ferrari,ma la nostra grande amicizia è continuata anche dopo il suo incidente, anzi si è fortificata: ci si incontrava al suo Esposauto di Lugano sempre nel mese di novembre per la esposizione di auto da competizione e di serie. Era facile incontrare piloti importanti. Ricordo Gilles Villeneuve. Lui, Regazzoni, era già paraplegico, impegnato nella campagna per la raccolta di fondi al fine di favorire la ricerca. Io ho insistito per fondare un sodalizio a suo nome, ma lui, caparbiamente, per anni ha sempre rifiutato, anche se apprezzava il mio intento. Impegnatissimo, dormiva quattro ore al giorno, non di più, e viaggiava parecchio. Nel settembre del 1988 ci siamo trovati al Ristorante Cavallino di Maranello in occasione di una cena con il campione del Mondo di motociclismo Umberto Masetti, un mese esatto dopo la scomparsa di Enzo Ferrari. Fu l’occasione per decidere insieme la raccolta di fondi a favore di un paraplegico di Mantova: raccogliemmo un milione e 750 mila lire. Nel marzo del 1989 ci ritrovammo al ristorante Gatto Verde di Maranello alla cena organizzata dal locale Ferrari Club per la dedica di un premio al campio ne del mondo Phill Hill: ricordo che in quella occasione ho portato con me almeno cento appassionati consegnando più di due milioni di lire per la ricerca sulla distrofia muscolare. Tra gli ospiti erano Nino Frassica ed il grande Regazzoni, ovviamente». Poi le iniziative di solidarietà presero forza anche sul territorio lodigiano… «Sì, il 2luglio1 994 venne celebrato il 1° Grand Prix della Solidarietà ai Platani di Comazzo, 120 presenti, con Clay, il suo fidato ex capomacchina Giulio Borsari, il grande Gigi Villoresi, il suo compagno di corsa Pasquale Cassani: raccogliemmo 8 milioni e mezzo che Clay volle donare al prof. Alberto Zanollo del Centro Uroparaplegico di Magenta. Tutto iniziò da quella serata: il giorno dopo ecco nascere il Club Clay Regazzoni con l’aggiunta di “Aiutiamo la paraplegia”». Tansini, lei è un fiume in piena… «Un bel romanzo, non privo però di difficoltà: tutti pronti quando si trattava di andare ai box di Monza ad assistere alle prove della Formula Uno, tutti defilati, o quasi,quando bisognava raccogliere fondi. Però non mi sono mai demoralizzato. Nel 1995 ecco incontrare il “prete dei piloti ”don Gigi Avanti: si è presentato al 2° Grand Prix della Solidarietà, evento sempre con Regazzoni presente, insieme all’ingegner Mauro Forghieri, vincitore di tanti titoli iridati con la Ferrari, Ivan Capelli, Max Papis, la figlia di Jacky Ickx e tanti altri personaggi delle varie scuderie. Don Gigi è entrato a far parte del sodalizio, con lui Luciano Codazzi, lodigiano, attuale vicepresidente, poi altri preziosi collaboratori. Al 3° Grand Prix della Solidarietà i nostri testimonial furono Michele Alboreto e Bruno Giacomelli che ufficializzò la presidenza onoraria a Regazzoni davanti a 370 ospiti». Tansini, un racconto ricco di nomi prestigiosi per una nobile causa.,, «Le dirò che dal 1997 al 2006 ogni iniziativa che riuscivamo a promuovere era successo garantito: Clay non mancava mai di stimolarci ed inventammo progetti quale quello annuale di Cadilana, la parrocchia di don Gigi, con la esposizione di autosportive storiche, trovando pure la sede per un museo con i nostri reperti della Formula Uno.Ricordo che quandoRegazzoni venne alla inaugurazione si arrabbiò moltissimo perché era ubicataalpiano superiore e quindi i disabili avevano difficoltà di accesso. Al 4° Grand Prix della Solidarietà abbiamo registrato 670 presentied una trentina dio spiti d’onore: Jarno Trulli, Arturo Merzario, Teo Fabi, Fulvio Maria Ballabio, Guido Daccò. Quella volta abbiamo superato la soglia dei 100 milioni di aiuti alla paraplegia.Nel2006ilnostrotestimonial è stato il Premio NobelRita Levi Montalcini: ho faticato a trovare le parole per ringraziarla della sua nobile presenza». Ma ecco la repentina tragica scomparsa di Regazzoni… Già, quel triste 15 dicembre 2006, venerdì,ore 16,50: Clay morì in un incidente. Ma non ho mai mollato: siamo andati avanti, con l’ingresso in consiglio di Giancarlo Minardi, fondatore del Minardi Team di Formula Uno, e della famiglia di Clay Regazzoni, con il figlio GianMaria e la figlia Alessia,ma anche la vedova signora MariaPia. Dopo venti anni il Grand Prix della Solidarietà continua il suo cammino. Abbiamo anche stampato, in occasione del ventesimo compleanno, uno speciale calendario tiratura limitata che racconta la nostra storia». Tansini, davvero un bel romanzo… «Se ad oggi abbiamo donato quasi 700mila euro alla ricerca sulla paraplegia lo dobbiamo alla grande amicizia con il grande Clay Regazzoni. Senza i collaboratori, però, sarebbe impossibile lavorare. Un applauso immenso lo dobbiamo fare tutti a don Gigi Avanti, presidente effettivo del “Regazzoni”, un personaggio di straordinario spessore umano. Ma anche agli altri collaboratori, come Alberto Maletti, Luciano Codazzi, Fabrizio Bellani, Giorgio Identici, Guido Bertoli, Giancarlo Minardi, Francesco Codazzi, Giovanni Secchi, Costanza Brocchieri ». Gran bell’esempio il vostro e quindi la ricerca vi ringrazia di cuore… «Voglio precisare che dal 1994 al 2000 i contributi li davamo solo al prof. Zanollo, dal 2000 al 2004 al prof. Giorgio Brunelli. Dal 2003 abbiamo inserito il Centro Bergamasco Disabili di Mozzo ed il centro di Montecatone Casa Anna Guglielmi». Per chiudere. Cosa ci dobbiamo aspettare per il 2014? «Intanto le anticipo che il 2 luglio 2014 presenteremo il libro che raccoglierà la nostra esperienza: il titolo sarà Tutto iniziò da qui. Già il 18 gennaio però faremo la presentazione della tessera del socio, edizione 2014. L’appuntamento poi è per il 28 aprile a Cadilana da don Gigi per il 18° Gran Premio Auto Sportive. Insomma, non ci fermiamo mai».