Il “circus” di Formula 1 per il Club Regazzoni

Testata: Il Cittadino.

IVAN CAPELLI E L’INGEGNER BRUNO OSPITI DEL SODALIZIO BENEFICO

Lui dice di essere stato fortunato. E che, come in tutte le storie di successo, «ci sono pianeti che si devono allineare perché le cose accadano». Ora che in pista non corre più, e la F1 la racconta attraverso Rai Uno, Ivan Capelli, ex pilota di Ferrari e Jordan tra le altre, rimane un campione e punta alla solidarietà. Da vent’anni in contatto con il Club Clay Regazzoni di Paullo, giovedì sera Capelli era a Gradella, al ristorante Osteria degli Amici di Renzo Rizzon, per la presentazione della tessera 2013 dell’associazione che ha come obiettivo l’aiuto a chi soffre di paraplegia. Per le foto di rito, c’era a disposizione il caso della Leyton House con cui ha corso il campione, regalato ormai vent’anni fa a Giacomo Tansini, presidente del sodalizio benefico dedicato a Clay Regazzoni, altro campione della F1, reso invalido da un drammatico incidente sulla pista di Long Beach nel 1980 e poi scomparso per un altro incidente, sull’autostrada A1 però. Un casco già venduto per beneficenza anni fa per la cifra di 5 milioni di lire, poi restituito a Tansini dal benefattore che lo aveva acquistato. Una cena per pochi e appassionati esperti quella organizzata per la presentazione della tessera 2013 dall’associazione che in vent’anni di attività è riuscita a mettere insieme un tesoro di un milione di euro, tutti messi a disposizione di progetti benefici per rendere più semplice la vita a chi soffre di paraplegia e ai suoi familiare. Accanto a Capelli, un collega di oggi a Rai Uno, l’ingegner Giancarlo Bruno, volto noto per i suoi aggiornamenti in diretta dalle piste più famose del mondo. Due volti e due voci che hanno raccontato ai presenti com’è cambiato il mondo della Formula 1 dal passato ad oggi, con il tramonto della meccanica e la vittoria dell’aerodinamica e dell’elettronica e il moltiplicarsi dei professionisti dell’informazione. Un campione come Capelli però non dimentica di trovare il tempo per dedicarsi alla solidarietà. «È importante essere qui perché queste associazioni, nella condizione dell’Italia di oggi, sono determinanti per aiutare chi si trova in difficoltà dice l’ex pilota : ho iniziato a legarmi all’Admo nel 1993, ho sempre cercato di mettere a frutto la mia immagine per raccogliere fondi per queste realtà. Oggi sono a fianco all’associazione Sostegno 70 per i bambini diabetici e l’associazione Koala per i bambini con problemi motori». Oltre ad aver ideato e lanciato un bracciale completo di un database medico elettrico pensato per gli atleti, per salvare loro la vita in caso di incidente. (Rossella Mungiello)

 

 

 

Pubblicato in Rassegna stampa.