Scorpacciata di Ferrari al “Regazzoni”

Testata:  Il Giorno.

CORTE PALASIO. Successo al defilée di fuoriserie promosso a scopo benefico dai soci del club automobilistico

CORTE PALASIO – Venti vetture super (18 Ferrari e due Maserati) al Raduno di auto sportive dedicato a Gigi Villoresi e organizzato dall’oratorio di Cadilana, frazione di Corte Palasio, con la collaborazione del Club Clay Regazzoni. Scopo: regalare emozioni agli appassionati dei grandi motori e delle auto speciali, raccogliere fondi da dedicare alla ricerca sulla paraplegia (raccolti 3.500 euro che andranno a unirsi agli altri importi raccolti durante l’anno dal «Regazzoni» con la medesima motivazione e che verranno assegnati al termine della stagione in una grande festa valida come Grand prix della solidarietà). Una festa gioiosa. La giornata sportiva era iniziata al mattino con la messa celebrata da don Gigi Avanti, parroco della borgata e vicepresidente del «Regazzoni», noto come il «prete dei piloti». Nella sua omelia, don Avanti ha ricordato Eugenio Castellotti nel 49° della scomparsa, Michele Alboreto e Gabriele Rumi, quest’ultimo proprietario della scuderia Minardi di Formula Uno con Giancarlo Minardi, nel 5° anniversario della morte. La prossima edizione del raduno verrà dedicata al 50° della vittoria di Castellotti nella Mille Miglia. Nel pomeriggio, la sfilata delle vetture e, soprattutto, l’ebbrezza di un giro con le Rosse e con le Maserati da parte degli avventori. Soddisfatto don Avanti: «Una manifestazione come la nostra potrebbe apparire come frivola e priva di valori, in realtà â€? spiega â€? ritengo che sia l’esatto contrario: noi concediamo agli appassionati qualche momento di spensieratezza con vetture generalmente irraggiungibili per il portafoglio comune, nella consapevolezza di provocare momenti di gioia, sollecitando quel senso della solidarietà che rappresenta poi l’obiettivo finale della nostra iniziativa». Al settimo cielo Giacomo Tansini, presidente del Regazzoni: «Cadilana rappresenta una tappa importante del nostro itinerario annuale per incontrare cittadini che amano le grandi vetture, regalando la possibilità di viaggiare, sia pure per un breve itinerario, a bordo delle stesse e di contribuire, con il loro contributo modesto, ma pur sempre importante, a consolidare il nostro conto per combattere la paraplegia». (L.A.)

 

Memorial Villoresi

Testata:  Il Cittadino.

Nella giornata di [domani] Cadilana ospiterà il suo famoso evento annuale: la “Mostra di auto sportive” giunta alla decima edizione e dedicata alla memoria di Gigi Villoresi. L’iniziativa si deve all’Oratorio San Luigi con la collaborazione del “Club Clay Regazzoni”, sodalizio fortemente impegnato nella raccolta di fondi da riversare alla ricerca sulla paraplegia. Il programma della intensissima giornata, fatta apposta per gli appassionati delle vetture: alle ore 10.30 celebrazione nella chiesa parrocchiale in suffragio di Eugenio Castellotti nel 49° anniversario della scomparsa, di Michele Alboreto e Gabriele Rumi nel quintto anniversario della loro dipartita. Alle 13.30 l’arrivo delle vetture sportive e il loro allineamento in parco chiuso per consentire la visita agli avventori; alle ore 14 inizierà la pratica del giro emozionante su vetture di grido da parte dei visitatori (con offerta che verrà dedicata appunto al fondo per la paraplegia). Infine, alle ore 18 la premiazione e la chiusura della anifestazione. L’annuncio ufficiale dei promotori dice testualmente che “il ricavato della giornata sarà devoluto alla ricerca sulla frattura della colonna vertebrale”, appunto alla paraplegia.

 

 

Rombano le Ferrari: così piovono i fondi per la paraplegia

Testata:  Il Cittadino.

Bussa alle porte il celebre raduno di auto sportive organizzato dall’Oratorio San Luigi di Cadilana in collaborazione con il Club Clay Regazzoni. Matura la decima edizione e si svolgerà nella giornata di domani, domenica 30 aprile, con dedica speciale a Gigi Villoresi. Lo scopo è chiaro: divulgare la passione per le vetture sportive, peraltro sempre con grande discernimento, e raccogliere fondi da destinare alla ricerca sulla paraplegia, come del resto suggerisce la presenza del “Regazzoni”. Il tuttofare dell’evento è il parroco don Gigi Avanti, anche nella sua qualità di vice presidente del club che ricorda il famoso pilota ticinese costretto a vivere su una carrozzella dopo un pauroso incidente automobilistico. Sarà presente, come sempre, anche il leader del “Regazzoni”, vale a dire Giacomo Tansini. Nelle nove precedenti edizioni la mostra ha sempre riscosso tantissima simpatia proprio in virtù delle sue motivazioni ispiratrici. Esplicito don Avanti: «Confermo in pieno che l’intero ricavato della giornata sarà devoluto alla ricerca sulla frattura della colonna vertebrale», appunto la paraplegia. Il programma è interessante: alle 10,30 don Avanti celebrerà nella sua chiesa parrocchiale il solenne rito religioso in memoria di Eugenio Castellotti, nel 49esimo anniversario della scomparsa, ma anche in ricordo di altre due figure importanti del motorismo, vale a dire il pilota Michele Alboreto ed il progettista Gabriele Rumi. Alle 13,30 è previsto l’arrivo delle vetture sportive, da allineare nel parco dell’oratorio parrocchiale ed alle ore 14 ecco la possibilità molto attesa da tantissimi appassionati: quella di un giro su una vettura sportiva (non dimentichiamo che buona parte delle auto sarà targata Ferrari). La chiusura della manifestazione avverrà alle ore 18 con le premiazioni. (A. L.)

 

 

Il raduno di bolidi sportivi benedetto da don Avanti

Testata:  Il Giorno.

AUTOMOBILISMO. L’evento a Corte Palasio.

CORTE PALASIO – Da settimane si lavora, alla frazione Cadilana, per mettere a punto il grande raduno di auto sportive in calendario domenica situata a metà strada tra Lodi e Crema lungo la strada statale Pavia-Orzinuovi. Ad organizzare l’evento è anche il parroco della borgata, don Gigi Avanti, notissimo per la sua grande passione per i motori, addirittura considerato il prete dei piloti avendo frequentazioni con i più famosi guidatori di vetture sportive. Don Gigi è anche il vicepresidente del Club Clay Regazzoni di Paullo, lo stesso che divulga il tifo per la Formula 1 e per l’automobilismo in generale predicando però la solidarietà (raccoglie fondi per combattere la paraplegia). «Non trovo nulla di criticabile – dichiara il religioso – se accanto alla missione della pastorale divulgo l’amore per le quattro ruote: molti giovani si dedicano a questa passione e lo fanno in maniera sana e genuina, se poi la uniamo alla solidarietà ritengo che essa rappresenti uno strumento per diffondere il vangelo». Potendo contare sull’amicizia di molti piloti di fama, don Avanti li inviterà al raduno di Cadilana, organizzato sotto l’egida del locale oratorio San Luigi. «Voglio ricordare che si tratta della decima edizione e che sarà dedicata alla memoria di un indimenticabile campione: Gigi Villoresì. Ho avuto al fortuna di conoscerlo personalmente, specie negli ultimi anni della sua vita quando era costretto in carrozzella». Particolare curioso: è prevista la presenza di bolidi da strada della Ferrari ed i visitatori potranno togliersi lo sfizio di un giro sulle «rosse» versando un obolo da devolvere alla ricerca sulla paraplegia. Il programma della giornata prevede alle 10,30 il rito religioso nella chiesa parrocchiale di Cadilana, officiato da don Avanti e dedicato al ricordo di Eugenio Castellotti nel 49° anniversario della scomparsa, di Michele Alboreto a cinque anni dalla morte e di Gabriele Rumi, noto costruttore scomparso di recente. Alle 13,30 l’arrivo delle vetture sportive e mostra nel parco dell’oratorio, alle 14 la possibilità di un giro su una vettura sportiva, alle ore 18 la chiusura. (L.A.)

 

 

Il decimo Gran Premio di Cadilana

Ottima riuscita, nonostante il tempo a tratti non proprio primaverile, del primo grande appuntamento della stagione, il decimo Gran Premio di Cadilana.

Il raduno di auto sportive attorno alla chiesa ed all’oratorio retti dal vicepresidente del Club, don Luigi, ha attirato un folto pubblico di curiosi ed appassionati. Momento importante è stata la celebrazione religiosa, durante la quale sono stati ricordati alcuni grandi personaggi del mondo dei motori: Eugenio Castellotti, Michele Alboreto, Gabriele Rumi.

Ottimo l’ammontare dei proventi raccolti: 3.500 euro, serviranno alla causa per la ricerca sulla paraplegia, da sempre l’obbiettivo primario del Club.

Il Vescovo di Lodi concede udienza ai vertici del Club

I vertici del Club sono stati ricevuti in udienza dal neovescovo di Lodi, Sua Eccellenza Monsignor Giuseppe Merisi, col fine di illustrare le attività di natura sociale del Club.

Sua Eccellenza ha ascoltato con interesse ed approvato i progetti dell’Associazione, chiedendo di esserne informato sulle future manifestazioni.

La delegazione che il Vescovo ha accolto era composta dal presidente, Giacomo Tansini, il vicepresidente, don Luigi Avanti e dal fotografo del club, Fabrizio Bellani.

A scuola… di motori

Una felice collaborazione tra il Club Clay Regazzoni e l’Istituto Professionale Einaudi di Lodi ha permesso di portare alcune classi scolastiche in una visita didattica presso la Maserati.

Qui, supportati da una guida d’eccezione, il pilota Valter Bartolini, i ragazzi hanno potuto visitare il reparto corse, nonché vedere da vicino il modello MC12.

Nel pomeriggio trasferimento a Maranello, per visitare la Galleria Ferrari. Nel complesso la giornata è da ritenersi pienamente riuscita, soprattutto nell’intento di coniugare didattica e divertimento con la necessità di far conoscere anche nelle generazioni più giovani i seri problemi legati alla paraplegia.

Einaudi, una giornata coi motori accesi

Testata:  Il Cittadino.

I giovani della scuola di Lodi in viaggio nel mondo dell’automobilismo insieme agli esperti del club Clay Regazzoni

Una gita didattica per conoscere tutti i segreti del motorismo che conta. L’iniziativa stata organizzata dall’istituto Einaudi di Lodi, guidato dalla dirigente scolastica Virginia Vitale, con la preziosa collaborazione del celebre club Clay Regazzoni. La missione sportiva ha visto la partecipazione di una quarantina di studenti accompagnati dai docenti don Gigi Avanti (che è anche vice presidente del “Regazzoni”, oltre che parroco di Cadilana), Anna Bettoli, Antonia Zanaboni e Giuseppe Chiappori. Per il club Clay Regazzoni c’erano anche il presidente Giacomo Tansini, inimitabile conoscitore del mondo dell’automobilismo agonistico, ed il consigliere Luciano Codazzi. La prima parte della trasferta scolastica è stata dedicata al reparto corse della Maserati a Modena. Il pilota del “team” del tridente, Bartolini, ha fatto da cicerone illustrando agli studenti dell’istituto superiore professionale per il commercio tutti i segreti della MC 12, la vettura del momento con la quale egli ha spuntato risultati agonistici di grande rilievo internazionale. Già tecnico della Ferrari, quindi collaudatore alla Maserati, Bartolini è difatti il pilota ufficiale della scuderia e nell’anno 2005 ha ottenuto il secondo posto nella classifica finale del campionato di categoria. Salutata la Maserati, ecco la comitiva degli studenti dirigersi alla galleria della Ferrari di Maranello con l’ingegner Pagliarini, tra l’altro il “papà” del motore della MC 12 della Maserati. Anche qui una visita molto intensa ed interessante, condita da domande ed approfondimenti sul mondo dell’automobilismo da parte dei giovani alunni lodigiani. Una trasferta più che interessante questa, intesa, dunque, ad approfondire la conoscenza delle quattro ruote che contano. Indubbiamente una esperienza didattica di notevole spessore, vissuta dagli studenti con una intensità davvero speciale e profonda. Sicuramente non capita tutti i giorni di fare una gita scolastica nel mondo dell’automobilismo di alto livello. Preziosa si è dimostrata, inoltre, la collaborazione dei responsabili del club sportivo Clay Regazzoni, sempre disponibili a sostenere simili iniziative a scopo didattico e rivolte ai più giovani. (Antonio Leccardi).

 

 

F1: a Lugano l`addio a Clay Regazzoni

Testata: datasport.it.

(AGM-DS) – Milano, 21 dicembre – Numerose glorie della Formula Uno e tanta gente comune hanno reso omaggio oggi a Lugano allo svizzero Clay Regazzoni. C’erano Jackie Stewart, Emerson Fittipaldi, Niki Lauda e tanti altri che hanno corso con il pilota morto venerdi` all`eta` di 67 anni, in un incidente stradale la cui dinamica e` ancora avvolta in un velo di mistero. Regazzoni ha ricevuto l`estremo saluto nella sua Lugano, davanti a un migliaio di persone commosse e memori delle sue imprese sulle piste di tutto il mondo. La citta` natale potrebbe a breve rendergli onore dedicandogli una via, una piazza o un giardino pubblico. Nato nel 1939, Regazzoni ha disputato 132 Gran Premi in Formula Uno, vincendone cinque (il primo in Italia, a Monza nel 1971) e conquistando altrettante pole position. Non solo corse a ruote scoperte nella sua lunga carriera, che dal 1980 lo vedeva in carrozzina dopo il terribile incidente occorsogli nel GP degli Stati Uniti, a Long Beach. Regazzoni perse l`uso delle gambe, ma continuo` a dedicarsi alla sua passione, le corse d`auto, partecipando tra l`altro a un`edizione della Parigi-Dakar. Inoltre, insieme all`attuale commissario straordinario della Federcalcio Luca Pancalli, Clay – Gian-Claudio Giuseppe all`anagrafe – si era dedicato all`inserimento dei disabili nella vita e nello sport attraverso la Federazione italiana sportiva patenti speciali e attraverso il club `Clay Regazzoni Onlus` – Aiutiamo La Paraplegia. La sua autobiografia, `E` questione di cuore`, ha vinto il Premio letterario del Coni e il Premio Bancarella. La sua vita e` stata fermata da un secondo incidente, questa volta in autostrada, questa volta contro un camion. (P. Castoldi)

 

 

 

 

 

Clay Regazzoni

Testata:  L’Orologio.

Diverse visioni del tempo

La vita riserva momenti belli ed altri brutti, spesso difficili da superare. Ma ogni attimo va vissuto nel migliore dei modi perché così possiamo vincere ogni sfida che la vita stessa ci propone”. “Rispettato e temuto dagli avversari, il suo temperamento di gara era tra i più audaci.”. Così Enzo Ferrari ha descritto Clay Regazzoni, grande campione di Formula Uno, nel suo libro “Piloti, che gente”. Svizzero di nascita, Regazzoni è molto amato nel nostro Paese visto che i suoi successi più importanti li ha ottenuti con l’italiana Ferrari, dopo aver esordito in Formula Uno, nel 1970, al Gran Premio d’Italia a Monza, al volante della Rossa di Maranello, ottenendo una grandissima vittoria. Passato in seguito alla Williams e alla Ensign, nel 1980 un grave incidente sul circuito di Long Beach ha messo fine alla sua carriera in Formula Uno. Da allora però, nonostante la sedia a rotelle, non ha mai abbandonato il mondo dell’automobilismo, continuando a gareggiare e battendosi a favore dei paraplegici. È anche autore di due libri, “È questione di cuore” (vincitore del Premio letterario del Coni e del Premio Bancarella) e “E la corsa continua”. di Simonetta Suzzi Che significato dà al tempo un grande campione di Formula Uno come lei? Il tempo è prezioso. Per me non è mai sufficiente, passa troppo velocemente. Quando avevo vent’anni c’era più tempo per fare mille cose, invece adesso non riesco a fare tutto a causa dei tanti impegni: faccio il pilota per diletto – non è un’attività – ma sono preso da innumerevoli sollecitazioni e ci metto più tempo a fare le cose rispetto a prima. Penso che il tempo che “sprechiamo” di notte andrebbe recuperato. Chi è capace di dormire un’ora soltanto in pratica è come se vivesse due volte. Nelle gare anche un centesimo di secondo ha un’importanza fondamentale. Una corsa è una continua lotta contro il tempo? Più che contro il tempo, è una lotta continua contro gli avversari. È la loro pressione che dà il tempo e il ritmo alla gara. Il tempo è già stabilito: bisogna partire e arrivare il prima possibile. Questo accade nello sport, invece nella vita noi lottiamo più che con il tempo in sé, contro la burocrazia dei Paesi poco civili – e l’Italia è uno di questi – dove si perde un’infinità di tempo a causa delle farragini burocratiche che creano tantissime difficoltà per superare ostacoli e barriere. Quarant’anni fa si viveva meglio; io poi sono Svizzero e lì le regole sono molto più semplici. Il resto sono solo complicazioni. Nella mia condizione di “disabile”, inoltre, questa situazione è ancora più accentuata. Quali sono le sensazioni che si provano a bordo di un bolide in corsa? Sensazioni particolarmente forti si provano soprattutto all’inizio della carriera, quando si sale su una monoposto da competizione, su una macchina che può viaggiare a 400 chilometri all’ora. Poi negli anni diventa un mestiere e quindi anche le emozioni diminuiscono. Oggi poi le vetture moderne sono talmente piene di tecnologia che non si avvertono più queste sensazioni: i piloti ad esempio non sanno quando vanno forte o quando vanno piano, perché la tecnologia annulla tutte le percezioni. Penso che solo ai “massimi livelli, come ad esempio per chi va nello spazio, si possano provare emozioni molto forti. Io, guidando le macchine moderne, di emozioni non ne provo più. Quando invece salto sulla mia Ferrari del 1968 le avverto ancora, perché per ogni cosa devo far lavorare il mio cervello. I piloti attuali non hanno sensazioni da raccontare; negli anni ’70, invece, quando ho iniziato, l’emozione era grande perché c’erano tante cose da fare sulla macchina: innanzitutto la sicurezza; qualsiasi cosa succedesse, un incidente o una rottura, era molto pericoloso, quindi c’era più rispetto del circuito e del tracciato, si esaltavano le differenze e i valori erano più elevati. Oggi dire chi è il numero uno e chi è l’ultimo è molto difficile, perché la tecnologia ha appiattito tutto e solo chi ha il mezzo migliore vince e emerge. L’importanza del fattore umano, se ai tempi di Nuvolari era l’80%, oggi è meno del 20. Nel 1970, anno del suo esordio in Formula Uno al volante della Ferrari, ha ottenuto una clamorosa vittoria nel Gran Premio d’Italia a Monza. Cosa ricorda di quel momento? È stata un’emozione particolare e importante. Io sono nato a Lugano, che si trova a settanta chilometri da Monza, quindi ero praticamente a casa mia. La Ferrari era da dieci anni che non vinceva a Monza e io ero al quarto/quinto Gran Premio: ero un debuttante, malgrado avessi già trent’anni. È stata una vittoria stupenda con l’invasione della pista, l’abbraccio della gente… Sono cose indimenticabili e purtroppo, come dicevo prima, oggi i piloti non le provano più, perché ormai non sono più a contatto diretto con il pubblico. Fanno persino fatica ad andare sul podio a ritirare i trofei, tanto che hanno dovuto imporre delle regole perché appena finivano scappavano a casa. Sono cose stupende che ti creano sensazioni magnifiche. Adesso poi nello sport c’è troppa pressione mediatica e molti lo seguono un po’ per questo motivo più che per vera passione e conoscenza. Quindi è molto cambiato nel tempo il mondo della Formula Uno? Tantissimo. Io mi ricordo quando ero ragazzino, quando andavo a Monza a vedere il Gran Premio o le altre gare, si poteva circolare in mezzo ai meccanici, si vedevano lavorare i piloti e si era più a contatto con le vetture. Nel mio album fotografico di quegli anni ho una foto seduto sulla ruota di una Ferrari, nel 1961, con un giovane ingegnere della Casa e con l’allora campione del mondo alle mie spalle. Sono cose improponibili oggi. Purtroppo questo allontana un po’ la gente. È diventato sport troppo mediatico e poi trasmesso male, perché per comunicare certe cose ci vogliono persone di esperienza e di fede sportiva: se un cronista non ha la patente, non sa come si guida una macchina o non ha mai visto una corsa da vicino, non può trasmettere le emozioni al pubblico. Mi dispiace che parlo solo in negativo, perché io sono una persona positiva nella vita, ma questo è quello che propone oggi il mondo. Mi capita spesso di parlare con i giovani e li trovo confusi e indottrinati da quello che vedono in televisione e da quello che leggono sui giornali, che all’80% non rispettano la verità. Lei è sicuramente un esempio positivo: ha saputo affrontare il suo incidente e ha messo la sua esperienza al servizio dei disabili, fondando ad esempio il Club “Clay Regazzoni Onlus” – Aiutiamo la Paraplegia. Come è nata l’idea? Il Club è nato perché volevo promuovere delle iniziative benefiche. Faccio parte di due grosse associazioni mondiali per la ricerca, il mese scorso ho partecipato a Telethon. Però non riesco a capire tutti questi soldi che vengono raccolti in realtà dove vadano a finire, perché effettivamente non ci viene mai spiegato l’utilizzo preciso che ne fanno. Ho visto delle cose vergognose (ma poi gli scandali che ci sono li conosciamo tuttiâ€?). Perciò ho pensato di fondare questa associazione. Non abbiamo dei grossi capitali e non riusciamo a raccogliere miliardi, ma i fondi che otteniamo li devolviamo tutti alla ricerca. Questa associazione è nata più che altro come una cosa tra amici. Ci ritroviamo una volta all’anno e cerchiamo di aiutare un po’ tutti. Inizialmente l’associazione era sorta a favore del centro di Uroparaplegia dell’Ospedale di Magenta, diretto allora dal Prof. Zanollo, un urologo che cercava di alleviare i problemi dei disabili, ma che non aveva fondi sufficienti per le attrezzature. Poi la cosa si è sviluppata e il centro si è spostato al Niguarda di Milano: con quei pochi soldi che abbiamo inviato siamo riusciti a realizzare un’unità spinale con sufficienti macchinari. Io mi confronto con la realtà e mi chiedo sempre dove vadano a finire tutti quei miliardi che si raccolgono per beneficenza. Proprio un mese fa ho letto su un giornale che l’Italia è l’ultimo Paese al mondo in fatto di donazioni. Ma come è possibile, se ogni giorno sentiamo di tantissime iniziative benefiche, di tutte le varie “Partite del cuore” e via dicendo? Allora mi vengono dei forti dubbi, perché manca la trasparenza e alla ricerca alla fine forse arrivano solo le briciole. La nascita del Team Clay Regazzoni, composto da piloti disabili e normodotati, è un tentativo di superare le penalizzazioni che subiscono i portatori di handicap. Quali sono al riguardo i problemi attuali in Italia? Più che il Team, è la F.I.S.A.P.S. (Federazione Italiana Sportiva Automobilismo Patenti Speciali, che promuove l’attività automobilistica e kartistica tra i disabili, n.d.r.), che si è occupata di questo. Io sono nato al confine con l’Italia, sono cresciuto in Svizzera. Anche dopo il mio incidente, nel 1980, guido ancora con la patente che ho preso a diciotto anni. Problemi non ne ho incontrati: sono tornato a gareggiare, grazie alle regole della Federazione Mondiale sull’attività sportiva dei disabili e a un’azienda di Roma, la Guidosimplex, che ha modificato la mia Ferrari adattandola nei comandi. Poi ho scoperto la situazione italiana, che era molto diversa: i disabili avevano la patente limitata e la loro auto veniva registrata sulla patente stessa, limitando la guida solo al disabile ed escludendo anche il resto della famiglia, che quindi doveva avere almeno due macchine. L’attività sportiva poi era preclusa: una cosa assurda! L’automobile si guida con il cervello, prima ancora che con le mani e con i piedi. Sono andato in prima persona al Ministero dei Trasporti: sembravo un extraterrestre per come mi guardavano. Poi è nata questa Federazione a favore dei disabili, e in pochi anni abbiamo liberalizzato tutto. Siamo riusciti a far capire alla gente che le macchine si guidano con la testa. In seguito è nata la scuola con i corsi di pilotaggio e vengono organizzate gare nazionali e internazionali. Certo, qualche difficoltà si incontra ancora, ma le incontro io stesso, ad esempio, quando viaggio sugli aerei: addirittura l’Alitalia, fino a qualche tempo fa, non prendeva a bordo i disabili per i voli superiori a tre ore (è successo anche a me cinque anni fa!). Però ora molte barriere sono state abbattute e l’attività sportiva dei disabili adesso finalmente è legalizzata. Ma la barriera più grande è nel pensiero, nella cultura della gente. E se non si supera quella! Come è nata la sua passione per le corse? Direi che era innata. Mio padre gestiva una carrozzeria a Mendrisio e io a tredici anni guidavo già la macchina. Avevo come una predisposizione. Da ragazzo, con gli amici, andavamo a correre con la stessa macchina che usavamo per andare al lavoro. Allo sport però sono arrivato tardi, perché in Svizzera le gare automobilistiche sono proibite dopo l’incidente di Le Mans nel ’54. Dopo aver preso la patente, a ventun’anni circa, ho iniziato a gareggiare, sono stato contattato per provare varie macchine finché un giorno mi ha chiamato la Ferrari. La passione è rimasta, come dimostrano anche le competizioni con auto storiche. Sì, sicuramente. L’auto per me è il mezzo che mi dà più libertà, perché riesco a sentirmi indipendente. In macchina non mi stanco mai, riesco anche a fare tranquillamente 2.000 chilometri al giorno…