Da inguaribile playboy a testimonial delle disabilità

Testata:  Il Corriere di Como.

Dopo aver girato in fretta la pagina della gloria, il ticinese ha iniziato a battersi a favore dei portatori di handicap

Non si era arreso a quel micidiale colpo della sorte che a Long Beach, nel gran premio degli Stati Uniti, nel 1980, lo aveva messo per sempre fuori dalle corse di Formula 1 di cui, da anni, era indiscusso protagonista. Sembrava che il mondo dovesse crollargli addosso. Le cure in giro per il mondo, un lungo calvario da un ospedale all’altro, l’alternarsi sempre più bruciante di speranze e delusioni. Niente. Il campione spericolato, amato da Enzo Ferrari per il carattere fantasioso e l’aggressività in corsa, è costretto per il resto della vita su una sedia a rotelle a causa di una gravissima lesione alla spina dorsale. Clay gira in fretta la pagina della gloria, delle copertine patinate, delle splendide fanciulle dei box. Non appena le condizioni di salute glielo consentono torna in pista di nuovo su auto adattate alle sue condizioni fisiche, disputa corse in ogni parte del mondo con la stessa vitalità che aveva al volante della Ferrari e della Brm. Non si ferma. Da uomo intelligente qual è si rende subito conto che l’incidente di Long Beach lo fa affacciare a un mondo fino allora sconosciuto e impensabile per uno come lui, il mondo dei portatori di handicap, dei paraplegici in particolare. Scopre l’assurdità delle leggi, dei regolamenti, l’ostacolo umiliante delle barriere architettoniche, i pregiudizi. Polemizza con le autorità in Svizzera, lui ticinese di Lugano e in Italia, i due paesi tra i quali si divide prima di approdare nel rifugio di Montecarlo da dove è sempre pronto a ripartire per testimoniare al mondo e a se stesso che gli handicappati non sono figli di un Dio minore. Continua a guidare in tutta Europa, partecipa a gare in Africa, in Cina, in Sud America ma non è un impegno fine a stesso. Da anni ha fondato il club “Clay Ragazzoni Onlus-Aiutiamo la Paraplegia” che collabora con enti e istituzioni sanitarie che fanno ricerca in materia. Scrive due libri di successo: “E’ questione di cuore”, “E la corsa continua”. Il primo gli vale il Premio letterario del Coni e il Bancarella. Nel 2000 il Canton Ticino, col quale ha rapporti di burrascoso affetto, lo proclama atleta ticinese del secolo. Pur di far sentire la sua voce in favore dei portatori di handicap si sposta senza mai sollevare problemi o difficoltà. Come è accaduto a Lugano qualche settimana fa. Una serata in favore del locale Telefono Amico con Fabrizio Macchi, un altro grande atleta “diversamente abile” come si dice oggi. Un Clay spumeggiante e pieno di vitalità aveva incantato la platea. E pensare che era giunto all’appuntamento contrariato perché a un distributore ticinese nel suo Voyagerl avevano inopinatamente versato benzina anziché gasolio costringendolo a complicati lavaggi di serbatoio. Una beffa che non influisce sul brillantissimo scambio di esperienze con Fabrizio Macchi. Alla fine nel congedarmi da lui gli raccomando scherzosamente di non correre rientrando a Montecarlo. Erano le 22.30. Il giorno dopo mi invia un mail: «tutto benissimo, non c’era traffico, all’una e un quarto ero a letto». Questo era Clay. Penso che oscuramente avvertisse che il suo destino si sarebbe compiuto in auto. (Cesare Chiericati)

 

 

 

 

 

 

 

 

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