Il prete della Formula Uno: «Il mio hobby è diventato una corsa alla solidarietà»

Testata: Il Cittadino.

CORTE PALASIO – La sua passione per le auto è così forte che «Quattroruote» gli ha dedicato un servizio intitolato «Un prete in F1». Lui, in clergyman e colletto bianco, ama guidare anche i grossi bolidi, naturalmente per prova: la macchina d’ordinanza è invece comunissima, benché ricca di «optional». Amava frequentare anche i rally: la sua prima vettura fu una Fiat 500, poi venne la mitica Mini Minor, che lui stesso provvide a preparare per le gare. Ora, basta competizioni: gli è rimasta la grande passione che abbina alla solidarietà. Don Gigi, perché questo hobby certamente insolito per un religioso? «Perché amo i motori: frequento da sempre l’ambiente e conosco molti piloti. Conoscevo benissimo anche Regazzoni, ora sono rimasto in eccellenti rapporti con la sua famiglia. Tra gli altri, ricordo il povero Michele Alboreto, ma prima ancora Gigi Villoresi, Alessandro Zanardi e altri ancora». Come si concilia la religione con l’automobilismo? «Non è un problema, anch’io ho diritto di avere le mie passioni, che coltivo con soddisfazione. Come vede, nel mio ufficio ci sono modellini di vetture, ricordi di incontri con i campioni, più tante altre testimonianze di quello che considero un semplice hobby, che per la verità ho sempre avuto. Ricordo che quando ero seminarista, nei ritagli di tempo correvo con la 500 a casa per aiutare i miei in campagna: in realtà, era l’occasione per guidare, esercitarmi fuori dal seminario». Dei campioni che ha conosciuto, quali le sono rimasti impressi? «Direi tutti: si tratta di uomini con grandi qualità umane e sportive. Mi ha impressionato Michele Alboreto per la sua semplicità: era rimasto sempre un ragazzo umile, non si era mai montato la testa. Anche Regazzoni era un grande, al di là della fama di burbero: in realtà, era un vero signore, sempre molto disponibile. Ho incontrato un paio di volte Schumacher: una persona molto disponibile. Ricordo in particolare il ragazzino malato che viveva vicino a La Spezia: Michael gli scrisse una cartolina di incoraggiamento, pare che il giovane abbia preteso di portarsela nella tomba». Don Gigi, non abbiamo ancora capito come è nato questo hobby. «Non lo so, credo sia una passione da persona normale. Mi piaceva, lo confesso, partecipare alle gare, soprattutto rally. Poi quando divenni parroco di Gradella ebbi la fortuna di conoscere persone che lavoravano nel grande circuito della Formula Uno e per me è stato il massimo: la passione ha allargato i suoi confini». Hobby e solidarietà… «Sì, con il Club Clay Regazzoni, del quale sono vice presidente. Ho conosciuto Giacomo Tansini, il leader: ci siamo subito trovati in sintonia nel pensare ad un sodalizio capace di riunire gli appassionati del grande motorismo e nel contempo raccogliere fondi per la ricerca. A fine anno, entro novembre, organizziamo il Grand Prix della Solidarietà per assegnare i fondi agli enti che fanno ricerca sulla paraplegia, sempre con la benedizione di Regazzoni ed ora della sua famiglia». Mai ricevuto rimproveri dai superiori? «No, mai. Anzi ricordo di aver organizzato la visita del cardinale Dionigi Tettamanzi all’autodromo di Monza: quelli della curia sono ricorsi a me per via delle mie conoscenze e devo dire che sua eminenza è rimasto entusiasta. Anche il mio vescovo, monsignor Giuseppe Merisi conosce perfettamente la mia passione ed anzi in qualche occasione mi chiede ragguagli». Lei, come parroco di Cadilana, è pure celebre per il raduno annuale di auto sportive. «È in programma a breve, domenica 27 aprile». (Luigi Albertini)

 

 

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